"L'Italia non è il Bangladesh. No al velo integrale". Bonino a gamba tesa contro il niqab a scuola

Il caso dell'istituto di Monfalcone che ammette il velo integrale sta facendo discutere e anche Emma Bonino si schiera con chi dice no: "In una società libera vige l’obbligo della riconoscibilità personale "

Niqab, foto di repertorio
Niqab, foto di repertorio
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Per capire la gravità di quanto accade a Monfalcone, dove è stato stabilito che le studentesse possono usare il niqab a scuola, purché vengano controllate prima di entrare in classe, basta leggere le parole che Emma Bonino, storica leader dei Radicali, ha affidato all'Huffington Post. L'onorevole, oggi senatrice di +Europa, si schiera a sorpresa dalla parte dei conservatori, che contestano animatamente la decisione dell'istituto "Sando Pertini", dove sono in tutto 5 le ragazze che utilizzano il velo integrale. E mentre la sinistra tace o, peggio, giustifica, a destra si chiede a gran voce che venga vietato, sia per motivi di sicurezza, sia perché è un simbolo dell'oppressione femminile. Ed è questo il tema su cui punta la senatrice.

"Le scuole italiane si troveranno sempre più a dover affrontare questo tipo di situazioni. Io sono contraria al velo integrale e penso che non si debba entrare nei luoghi pubblici in maniera irriconoscibile. Questo non c’entra nulla con l’Islam: in una società libera vige l’obbligo della riconoscibilità personale e fisica dei cittadini", ha dichiarato la senatrice nell'intervista, sottolineando uno dei punti principali che sono stati sollevati.

L'idea che le ragazze vadano a scuola con il velo integrale va contro qualunque principio democratico in una società evoluta. "Le istituzioni scolastiche, comunali o regionali dovrebbero responsabilizzare i genitori e la loro famiglia in generale. L’integrazione passa anche dall’accettazione delle regole della società in cui si va a vivere. L’Italia non è il Bangladesh, i genitori delle ragazze dovrebbero saperlo. Ripeto, non c’entra nulla la religione, ma le regole che la nostra società si è data", è il pensiero di Emma Bonino, condiviso dalla maggioranza di governo ma anche da quella della popolazione.

Il dirigente scolastico ha giustificato la scelta lasciando intendere che se non avesse ammesso l'utilizzo del niqab, le giovani studentesse sarebbero state ritirate da scuola, spiegando che lo scopo della regola è evitare di "indurre le ragazze a lasciare la scuola" perché "l'istituzione raggiunge il suo scopo quando l'allievo consegue i cinque anni di studio". Eppure, lo scopo della scuola dovrebbe essere anche l'integrazione, come sottolinea l'onorevole Bonino, che in questo modo si allontana sempre di più.

A Monfalcone la comunità musulmana è molto nutrita, particolarmente ampia è la comunità bengalese e, come più volte denunciato, in città si è costruita quasi un'enclave musulmana con regole e leggi proprie. Una delle studentesse, che afferma di aver iniziato a indossare il niqab in prima superiore, dal canto suo sostiene di avere problemi nello svolgimento degli stage scolastici "perché l'insegnante non transige sulla mia identificazione".

E poi muove quella che ha tutte le caratteristiche di una minaccia: "Se i problemi continuano non so se resterò fino alla quinta". In base a quanto dichiarato, i suoi genitori "non volevano che vestissi il niqab, ma è una mia scelta".

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