Lodo Mondadori, la Cassazione respinge il ricorso di Fininvest

Duplice assalto della Cassazione: prima la condanna a 4 anni di carcere per il caso Mediaset, oggi la decisione sul Lodo Mondadori

Lodo Mondadori, la Cassazione respinge il ricorso di Fininvest

Dopo l'assalto alla libertà personale, il durissimo colpo alle aziende. Nel giro di un paio di mesi la Cassazione sferra due sentenze violentissime per far fuori Silvio Berlusconi, politicamente ed economicamente. Dopo aver confermato la condanna a quattro anni di reclusione al processo Mediaset, la Suprema Corte ha respinto il ricorso della Fininvest contro la Cir per il risarcimento del Lodo Mondadori. Risarcimento che, dopo il ritocco al ribasso di circa 23 milioni di euro sulla cifra liquidata dai giudici, farà arrivare nelle casse del gruppo di Carlo De Benedetti oltre 541 milioni di euro.

Un colpo dietro l'altro, sferrati a distanza tanto ravvicinata da dare un'idea dello scopo ultimo. Mentre la Giunta per le elezioni briga e cavilla per far decadere il Cavaliere da senatore e cacciarlo dal parlamento, va in scena la più grande rapina del secolo: il saccheggio delle sue finanze a vantaggio della tessera numero uno del Partito democratico, nonché editore di riferimento delle procure. Gli ermellini mettono la parola fine alla "guerra di Segrate" dando ragione a De Benedetti e confermando la condanna inflitta alla Fininvest dai giudici milanesi a versare un maxi risarcimento alla Cir. Come si legge nella sentenza sul Lodo, La valutazione complessiva riconduce alla Fininvest la responsabilità del corruzione di cui è "imputabile anche Berlusconi", anche se soltanto dal punto di vista civilistico dal momento che era stato prosciolto per prescrizione dalla vicenda penale. Condividendo quasi totalmente le conclusioni dei giudici del merito, la Suprema Corte ha infatti accolto solo uno dei motivi di ricorso presentati dalla Fininvest. Da qui la lieve, irrisoria riduzione di 46,5 miliardi delle vecchie lire, ossia 23 milioni (euro più, euro meno) che saranno detratti dal risarcimento stabilito dalla Corte d’Appello di Milano. Sebbene sia ben lontano dai 749,9 milioni di euro decisi in primo grado dal giudice Raimondo Mesiano, il bottino che De Benedetti si porta a casa è davvero senza precedenti.

"Dopo più di vent'anni viene definitivamente acclarata la gravità dello scippo che la Cir subì dalla corruzione di un giudice", ha commentato l'Ingegnere sapendo bene di aver fatto un affare migliore di quello che avrebbe messo a segno se nel 1991 gli fosse stato assegnato il controllo della Mondadori. In realtà i "giochi" erano già stati chiusi lo scorso 28 giugno quando, al quarto piano del Palazzaccio di piazza Cavour, il collegio chiudeva il dispositivo della sentenza in un cassetto per tirarlo fuori al momento più opportuno. "Sarà resa nota con la sua motivazione tra un mese, giorno più giorno meno", spiegava Liana Milella su Repubblica facendo sapere che la busta sigillata era stata subito consegnata ai massimi vertici della Cassazione, il presidente Giorgio Santacroce e il procuratore generale Gianfranco Ciani. Dalle schermaglie giudiziarie di fine giugno, però, sono passati più di due mesi e mezzo. Tanto da far sorgere il dubbio sulla coincidenza temporale.

È forse un caso che l'ultima puntata dello scontro epocale tra Berlusconi e De Benedetti sia arrivata nelle ore in cui il Cavaliere sta mettendo a punto il videomessaggio da cui dipendono le sorti del governo Letta? Forse il partito delle toghe fa il tifo per una nuova maggioranza, che non contempli il Pdl, o per le elezioni anticipate?

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