Lupi: "Basta nostalgie, il Pdl non è morto"

Il vicepresidente della Camera: "Accontentato chi voleva più democrazia interna, è il momento della responsabilità"

Lupi: "Basta nostalgie, il Pdl non è morto"

Onorevole Maurizio Lupi, su quali certezze può contare il Pdl?
«Dobbiamo fare i conti con il sentimento che c’è nel Paese. Forza Italia con Silvio Berlusconi segnò l’inizio della Seconda Repubblica. Si viveva la crisi di una democrazia consolidata, il distacco dalla moralità politica. Dopo diciotto anni viviamo una situazione analoga».

Allora il quadro dei partiti venne scompaginato. Oggi si rischia un fenomeno analogo?
«Quando leggiamo dai sondaggi che soltanto il 4% dei cittadini ritiene i partiti indispensabili c’è da preoccuparsi, è il segno di un legame che si è rotto. La domanda è come intercettare la voglia di cambiamento e riannodare i fili con la società civile come fece a suo tempo Forza Italia».

Ma senza Berlusconi le varie anime del Pdl possono resistere insieme?
«Esiste un patto forte tra storie diverse, tra soggetti che condividono la necessità di affermare il merito, di avere uno Stato non opprimente, di mettere la famiglia al centro del sistema, di promuovere la sussidiarietà e la declinazione della libertà in tutte le sue forme. Inoltre oggi esiste una classe dirigente formata da Berlusconi, “un partito che non c’era” che inizia a radicarsi. Chi dice che ripartiamo da zero dice il falso».

Eppure l’amarcord identitario sembra uno sport diffuso...
«Sono contrario al torcicollo, a guardare al passato ci si fa solo del male».

Come si fa a recuperare popolarità in tempi di «autocommissariamento» della politica?
«Non chiudersi nel fortino pensando che siano gli elettori ad avere torto e spiegare che il via libera al governo Monti è stato il gesto di responsabilità e di sacrificio più alto che la politica e il Pdl potessero produrre nell’interesse del Paese. Questo non significa concedere deleghe in bianco o avallare le fughe in avanti di Casini o del Terzo Polo che vogliono tradurre la fase attuale in un progetto politico».

Mi faccia un esempio in cui la politica ha fatto sentire la propria voce.
«Sul Salvaitalia quando abbiamo reintrodotto la indicizzazione delle pensioni. Ma più in generale la politica è in grado di percepire esigenze che i tecnici non sentono. Come dimostrano anche le difficoltà nell’applicazione dell’Imu, tra addizionali ed estimi. Un’imposta che noi avevamo abrogato».

Il recupero di popolarità passa anche dalla modifica della legge sul finanziamento pubblico?
«Assolutamente sì. Bisogna rivedere l’incompiuta dell’articolo 49 della Costituzione che regolamenta i partiti. Serve trasparenza e la capacità di far comprendere che la politica deve essere una risorsa, non un costo».

È il quinto mese del governo Monti e il Pdl fatica a stringere nuove alleanze
«Da una parte c’è la sinistra che litiga a livello nazionale ma poi stringe alleanze per le amministrative con Di Pietro e Vendola. Dall’altra ci sono i tatticismi di Casini che spera di poter rappresentare da solo l’area dei moderati facendo un grosso errore».

Sull’altro fronte dovete fare i conti con il terremoto che sta travolgendo la Lega.
«Di errori ne sono stati commessi ma la forza e il radicamento della Lega non devono essere buttati a mare. Sono convinto che il filo delle alleanze si possa recuperare. Anche se non presentarsi insieme a Verona significa tradire i cittadini e seguire una logica partitocratica».

C’è qualcosa di Forza Italia che le piacerebbe portare nel Pdl?
«Il forte rapporto con la società civile. Berlusconi prima del Predellino disse che il partito si stava secolarizzando. Dobbiamo evitarlo, il Pdl non è mai stato un partito in cui entravi per essere un tassello del potere ma perché portavi un pezzo di società viva e vera. Oggi il radicamento non deve farci perdere quello spirito».

La stagione congressuale sarà il bagno di democrazia a lungo atteso oppure provocherà un ripiegamento del partito su se stesso?
«Purtroppo molti di quelli che criticano i congressi sono gli stessi che prima chiedevano piena democrazia

interna. Abbiamo fatto regole serie insieme, ora è il momento della responsabilità. Mi chiedo: quale partito ha svolto 150 congressi provinciali ai quali hanno partecipato 550mila persone? È il nostro patrimonio e va tutelato».

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