"M5S e Pd non erano disponibili". La verità di Draghi sulla crisi di governo

L'ex premier svela le dinamiche che hanno portato alla caduta del suo esecutivo: "Il centrodestra voleva proseguire senza i 5 Stelle, ma per il Pd non andava bene"

"M5S e Pd non erano disponibili". La verità di Draghi sulla crisi di governo

Negli ultimi giorni del 2022 Mario Draghi torna nella scena della politica italiana per rivendicare le azioni portate avanti a Palazzo Chigi senza però sbilanciarsi sull'attuale esecutivo guidato da Giorgia Meloni. Ma l'intervista rilasciata al Corriere della Sera è stata l'occasione anche per spostare le lancette del tempo indietro e svelare le dinamiche che hanno portato alla caduta del governo nel mese di luglio, raccontando nel dettaglio i contorni di quanto accaduto in piena estate tra i partiti di maggioranza.

Come è caduto Draghi

In questi mesi la sinistra ha speculato molto sull'ultima crisi di governo, imputando a Lega e Forza Italia la colpa di aver fatto piombare il Paese a elezioni anticipate in un periodo molto delicato che avrebbe potuto comportare dei rischi per i cittadini. Ma siamo sicuri che sia andata proprio così? Non si direbbe. A spiegarlo è stato proprio l'ex presidente del Consiglio, che aveva scelto di raccogliere gli appelli per la sua permanenza e dunque di trovare una soluzione di mediazione per tenere unita la maggioranza.

Draghi ha sottolineato che il centrodestra "era disponibile ad andare avanti, purché i ministri Cinque Stelle uscissero dal governo e fossero sostituiti da loro esponenti". Un'idea che però ha registrato il parere contrario del Partito democratico, che dal suo canto "non era disponibile a far parte di quello che sarebbe diventato nei fatti un governo di centrodestra". Anche perché lo stesso ex primo ministro aveva ritenuto "impossibile" guidare un governo di unità nazionale senza il Movimento 5 Stelle, ovvero "il partito di maggioranza relativa in Parlamento" in quel momento.

Le stoccate al M5S

Non sono mancate varie stoccate all'indirizzo del Movimento 5 Stelle, che in sostanza è stato il principale sabotatore del governo Draghi. L'ex presidente del Consiglio ha annotato che se gli fosse stato consentito sarebbe rimasto "volentieri per completare il lavoro" e ha guardato con positività "alle sfide raccolte e vinte in soli venti mesi di governo". Da qui la frecciatina nei confronti di chi ha sostenuto che se ne volesse andare, "spaventato dall'ipotetico abisso di una recessione che fino a oggi non ha trovato riscontro nei dati".

Quel governo di unità nazionale poggiava le proprie basi su una vasta coalizione in Parlamento che, dopo il crollo del Conte bis, aveva deciso di schierarsi a supporto di Draghi. Lui stesso ha posto l'accento sul fatto che improvvisamente è venuta meno "la volontà dei partiti di trovare compromessi". Di conseguenza la maggioranza si è trovata in maniera costante in un mare in tempesta: "Si era andata sfaldando e diversi partiti si andavano dissociando da decisioni già prese in Parlamento o in Consiglio dei ministri".

Proprio il M5S nelle ultime settimane aveva preso posizioni che si facevano via via distanti da quelle dell'esecutivo. Draghi ha fatto notare ad esempio che il Movimento "era sempre più contrario al sostegno militare all'Ucraina, nonostante avesse inizialmente appoggiato questa posizione in Parlamento insieme a tutte le altre forze politiche". Così come chiedeva di continuo uno scostamento di bilancio "nonostante, come stiamo vedendo, l'economia e l'occupazione andassero bene".

Il giudizio su Giorgia Meloni

L'ex primo ministro ha preferito non dare un giudizio sul governo di Giorgia Meloni, anche perché ha iniziato a muovere i primi passi da pochissimo tempo. "Ha dimostrato di essere una leader abile e ha avuto un forte mandato elettorale", ha comunque aggiunto. Per poi rimarcare l'importanza di non creare le condizioni di un clima internazionale negativo nei confronti dell'Italia: "Mantenere saldo l'ancoraggio all'Europa è il modo migliore per moltiplicare il nostro peso internazionale".

Draghi ha poi commentato l'accordo raggiunto sul tetto al prezzo del gas, che ha rappresentato un importante traguardo raggiunto dall'Italia che da subito si è battuta per procedere in questa direzione: "Adesso va applicato in modo efficace.

È poi prioritario che i governi continuino a proteggere i più fragili". Infine è arrivato l'appello affinché si partoriscano nuove iniziative europee "che ricalchino il fondo comune di sostegno al mercato del lavoro adottato durante la pandemia".

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