M5S, Grillo tira dritto ma sul territorio monta una diaspora silenziosa

Il M5S è segnato scontri durissimi, sanzioni ed espulsioni. Il risultato? La base scricchiola e sul territorio nascono movimenti alternativi

M5S, Grillo tira dritto ma sul territorio monta una diaspora silenziosa

Il Movimento 5 Stelle trema. E trema dalle fondamenta. I rastrellamenti e le espulsioni sta facendo più male che bene. E il pugno duro di Beppe Grillo, oltre a far crollare gli stellati nei sondaggi, sta seminando malcontento e mal di pancia tra la base che, solo qualche mese fa, tuonava agguerrita contro la Casta e per la causa del comico genovese era anche disposta a buttarsi in un fossato. Una vera e propria diaspora silenziosa ha iniziato a mietere vittime su tutto il suo italico. Eppure Grillo non sembra voler tornare sui propri passi e rivedere la feroce campagna di espulsioni.

Il primo a finire nella black list di Grillo fu Valentino Tavolazzi, consigliere comunale di Ferrara reo di aver organizzato una convention per discutere dell'organizzazione del movimento. Da allora le epurazioni si sono susseguite con un ritmo frenetico: Giovanni Favia, Michele Onofri, Marco Giustini, Fabrizio Biolè, Antonio Venturini e così via. Eppure, nonostante la "caccia alle streghe" stia provocando dentro il movimento molti mal di pancia anche tra chi dissidente non si è mai sentito, sono nell'aria nuove espulsioni. La controffensiva di Grillo è partita e, complice anche la prossima tornata elettorale, non intende fermarsi. "Non possiamo permetterci la formazione di correnti interne, di convincere altre persone a fare altre cose rispetto a quello che è il programma del movimento", avverte il deputato Roberto Fico. Che chiarisce: "Le espulsioni sono segno di una tutela che il Movimento si vuole dare e che vuole dare a chi ha votato il M5S". Ma a tutelarsi non è solo il gruppo di guida del movimento. Gli espulsi passano alla riscossa e annunciano le vie legali contro una campagna di delegittimazione che, dicono, è costruita su falsità.

Sul territorio già si organizzano le truppe "anti-grilline". Rispondendo, in questo modo, alla linea di attacco voluta da Gianroberto Casaleggio: quella di far arrivare proprio dai meet up locali la sfiducia ai parlamentari dissidenti. In Sardegna nasce un nuovo gruppo politico "nazionale". Si chiama "Libertà di movimento" e, come spiegano gli stessi fondatori, è composto "da persone che a vario titolo sono state attiviste del M5s nazionale e da nuovi attivisti i quali, partendo proprio dagli ideali 5 stelle, hanno deciso di non voler più dipendere dalle scelte di un 'uo di comandanti prepotente e dominante". E sempre dalla Sardegna arriva una richiesta al presidente del Senato Pietro Grasso di valutare l'illegittimità dell'espulsione dei quattro senatori perché in contrasto con l'articolo 67 della Costituzione, e dello statuto del M5S a Palazzo Madama, che vieta il vincolo di mandato. A sollevare la questione è il fondatore dell'Osservatorio Antiplagio, Giovanni Panunzio, ex attivista cagliaritano che dopo le espulsioni dei quattro senatori ha lasciato il movimento.

"Libertà di movimento" non è certo il primo network di delusi. E non sarà nemmeno l'unico. Lo scorso febbraio era nato "Democrazia in Movimento" su impulso di due dissidenti della prima ora, Valentino Tavolazzi e Ivano Mazzacurati. A ottobre scorso, invece, Antonio Venturino, vicepresidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, aveva fondato "L’Italia migliore", "un progetto di concretezza, di proposte non più di sola protesta che nell’Italia migliore può trovare la sua naturale espressione". Sempre in Sicilia, dopo l’espulsione del senatore Francesco Campanella, sarebbero iniziati i primi movimenti per dar vita al "Movimento degli Attivisti Liberi". E ancora: i parlamentari Adriano Zaccagnini e Paola De Pin, che insieme ad Adele Gambaro e Fabiola Anitori avevano costituito i Gruppi di azione popolare (Gap), hanno annunciato il proprio sostegno alla lista Tsipras in vista delle europee.

"In questa fase ci vogliono meno politici di mestiere e meno tecnici - ha spiegato la De Pin a Micromega - necessario ripartire dal basso. Né Renzi, né Grillo possono in alcun modo rappresentare i valori della sinistra che sono quelli definiti da Norberto Bobbio come “chi ha di più deve dare di più".

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