Mai ergersi a giudice per virtù di parentela. Berlusconi ha fatto grande Milano

Uno scivolone la petizione della figlia di Borrelli. Suo padre non l'avrebbe approvata

Mai ergersi a giudice per virtù di parentela. Berlusconi ha fatto grande Milano
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Recita una regola aurea che le colpe dei padri non debbono ricadere sui figli. Giustissimo. Specularmente, però, andrebbe detto che neppure i meriti dei padri possono essere riconosciuti ai figli o, visto che siamo in Italia, ai parenti di secondo, terzo, quarto grado. Specie se poi i meriti dell'avo di cui i suddetti ovviamente non hanno nessun merito, servono come tribuna per giudicare gli altri.

Lo dico a proposito dell'iniziativa presa da Federica Borrelli, figlia di Francesco, all'epoca capo del pool di Mani pulite, di promuovere una raccolta di firme contro la decisione del Comune di Milano di concedere a Silvio Berlusconi il Famedio, cioè l'iscrizione al cimitero dei grandi. Proposta che lascia perplessi per la parzialità e la cattiveria che nasconde. Un'operazione che difficilmente Francesco Borrelli avrebbe condiviso in vita. Proprio lui che arrivò a dirigere la procura di Milano anche per uno spiccato fiuto politico.

Del resto se la politica in quel momento - secondo la leggenda di Tangentopoli - aveva le mani in pasta dappertutto difficilmente un magistrato, sia pure di valore, avrebbe potuto raggiungere quel ruolo rilevante se non fosse stato capace di muoversi con abilità nel Palazzo. Ciò nulla toglie ai meriti di Borrelli che - vale per tutti - celano luci ed ombre. La principale? Il pool promosse inchieste che portarono sul banco degli imputati dei colpevoli, ma anche inchieste che grazie al famigerato circuito mediatico-giudiziario rovinarono la vita a tanti innocenti. Eppure anche chi ha pagato di persona per quella concezione disinvolta del ruolo del Pm (c'è chi parlò a ragione di «falsa rivoluzione» a proposito di Tangentopoli), non ha raccolto firme contro l'iscrizione di Borrelli al Famedio. Questo per dire che ergersi a giudice degli altri per via di una stretta parentela è davvero fuori luogo.

Chi ha la fortuna di portare nomi importanti dovrebbe agire all'insegna della sobrietà (Francesco Borrelli ne era maestro) proprio per onorarli. E non cedere alle lusinghe e alle insidie della popolarità che si celano sempre dietro l'angolo di una facile polemica. Altrimenti si rischia di arrecare danno al nome che si porta e di trasformare tutto in una parodia. Dovrebbe saperlo la figlia dello statista (Moro) che ha visto per anni complotti ogni dove. O il fratello del magistrato (Borsellino) che considera mafiose nove persone su dieci. Ma anche chi come Federica Borrelli, facendo torto innanzitutto al padre, giudica e dispensa sentenze da una visione di parte.

Perché uno può pensarla come vuole, ma se è capace di un minimo di onestà intellettuale, non può non riconoscere che Silvio Berlusconi sul piano dell'imprenditoria, dello sport, dello spettacolo e in ultimo della politica ha fatto grande Milano. È una verità che non contestò in vita neppure il suo peggiore avversario.

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