Cacciamoli. Non per antipatia ideologia e neppure per rancore o vendetta. Vanno cacciati, licenziati, messi all’angolo, bulgarizzati perché in fondo gli vogliamo bene e siamo preoccupati per il loro fallimento. Via la Dandini, via la sempre più triste Sabina Guzzanti, via perfino Santoro. Serve un colpo di teatro per salvargli la carriera. Perché ormai è chiaro: senza martirio niente share.
Qui la situazione sta diventando imbarazzante, le due prime donne de La7 sprofondano, arrancano, annoiano, replicano se stesse come vecchie commedianti testarde nell’inseguire una formula che non funziona più. L’impressione è che buona parte del loro pubblico storico le osservi con occhi diversi, disincantati: le regine sono nude. E lo spettacolo non solo non affascina, ma non sembra neppure più tanto intelligente. Qualcosa si è rotto. Le streghe non sono più streghe. Il rogo era finto. Nessuno le minacciava. Alla fine quello che resta è un chiacchiericcio da salotto ascoltato migliaia di volte. Allora basta, si cambia canale, quelle due andavano bene per lamentarsi di quanto il mondo faccia schifo. È questa la novità: il mondo fa ancora schifo, ma quelle due cosa hanno da lamentarsi. In fondo sono pezzi di casta mascherata da anticasta. Lo stesso vale per Santoro. Michele pensava di poter fare a meno della Rai. Ha avuto il coraggio di rischiare con la tv delle piazze di provincia. Pensare di annichilire un saltibanco come Grillo. Sperava di essere molto di più. Invece fa ascolti da comune mortale.
Si dice che per tradizione la sinistra sappia fare la buona tv. Il sospetto era che il suo segreto fosse in realtà il lamento: «Sono un martire, guardatemi. Mi vedete come sono tutto solo e abbandonato in questa tv, in prima serata, davanti a tanti spettatori? Sono un martire, guadagno pacchi di milioni, ma sono vittima di un tiranno cattivo che mi trova antipatico». Adesso che il martire non c’è più sono rimasti i milioni. Neppure i più creduloni si appassionano alla loro sorte. Il paradosso di questa gente che sogna di scrivere come Gramsci i Quaderni del carcere, confondendo le galere fasciste con la tv di Stato, non fa neppure più ridere. È solo patetico.
Forse non hanno mai avuto niente da dire e l’unica identità che li teneva a galla era l’ossessione verso il grande nemico.
È per questo che adesso bisogna dare a Serena, Sabina e Michele una speranza, un futuro, un picco di ascolto, un lavoro almeno precario. Cacciateli subito. Un martirio li risolleverà.
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