"Le sue sono solo parole...". Così Cacciari asfalta Elly Schlein

Il filosofo analizza il "nuovo Pd" di Elly Schlein e ne analizza i limiti: "Al di là dei discorsi che fa, la struttura del partito rimane quella"

"Le sue sono solo parole...". Così Cacciari asfalta Elly Schlein

Un Pd tutto nuovo, quello di Elly Schlein. O forse no. Al di là delle dichiarazioni, alla fine i cambiamenti sono ben pochi, fatta eccezione per una guida al femminile. Piuttosto critica la disamina di Massimo Cacciari, che nel commentare la situazione in cui verte il Partito democratico vuole dare un consiglio al nuovo segretario dem: "Attenzione all'unitarismo".

I limiti oggettivi

Intervistato da Il Riformista, l'ex sindaco di Venezia critica alla Schlein di non essersi presentata come leader di una corrente. Certo, il nuovo segretario del Pd si è presentato come possibile avversario di Giorgia Meloni, ma per essere realmente competitiva, Elly Schlein dovrebbe prima di tutto porsi a capo di una nuova classe dirigente con idee innovative. Basta con i soliti mantra.

"La Schlein, come era successo con Zingaretti, si presenta non come leader di una corrente, di un gruppo politico, a differenza di quanto avvenne con Renzi", afferma Cacciari, che spiega come, per quanto più o meno condivisibili, le idee dell'ex sindaco di Firenze erano chiare, precise. "Schlein non è così, tanto è vero che, a quanto pare, rientrano tutti, dal primo all’ultimo", continua il filosofo. "Già questo è un grandissimo limite oggettivo, al di là dei discorsi che fa. La struttura del partito rimane quella", aggiunge.

In sostanza, osserva Cacciari, pare essere l'avversario politico ad assumere un ruolo preminente nell'organizzazione del partito stesso.

Attenzione all'unitarismo

"L'errore più esiziale che Schlein non dovrebbe commettere è quello di voler tenere tutti insieme nel partito", osserva ancora Cacciari. "Così finirebbe nella trappola nella quale sono caduti i suoi predecessori. L'unitarismo non è un dogma assoluto. È un male, non una virtù. Nel Pd ha prodotto disastri a ripetizione", continua nella sua analisi concessa al Riformista.

Di fatto, Elly Schlein si è posta alla guida di un partito, ma non si è costruita una sua base. Bene il consenso ottenuto da parte degli elettore del Partito democratico, ma c'è tanto altro da fare.

La mancanza di innovazione

Analizzando il programma di Elly Schlein si evince subito una carenza di quella novità che resta più nei proclami. "I suoi discorsi sono esattamente quelli su cui il Partito democratico, nel bene e nel male, aveva investito finora", commenta Cacciari. "Sono i grandi temi dei diritti. Perché sul piano delle proposte economiche, sociali, fiscali non si va al di là della proclamazione di alcuni principi".

Insomma, niente di diverso da quanto affermato da Enrico Letta (ex segretario dem) e Stefano Bonaccini (concorrente di Schlein alla segreteria del partito). Del resto, riconosce Massimo Cacciari, "in una situazione economico-finanziaria come la nostra cosa vuoi inventarti, come vuoi affrontare certe questioni, con i vincoli internazionali ed europei che hai. Ma queste difficoltà non giustificano l'inazione".

Non va meglio sulla politica estera: "Nessuno smarcamento, neanche marginale, rispetto alle posizioni che finora il Partito democratico aveva assunto".

Nuovo Pd e discontinuità

Per Massimo Cacciari, per definirsi realmente "nuovo" il Partito democratico deve puntare all'Europa, perché lì si decide il destino del Paese. "Siamo europeisti perché vogliamo riformare l'Europa, non è che siamo europeisti perché va bene così, perché vanno bene le politiche europee", precisa.

"Come possono i diversi paesi riacquistare una effettiva sovranità nell'ambito di una vera politica

comune europea. Questo oggi s'impone drammaticamente davanti alle questioni della guerra. Se dobbiamo arrivare almeno a un cessate-il fuoco. Questioni che ancora non esistono nel discorso della Schlein", aggiunge.

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