"Meno produzioni agricole e cambi radicali". Continua l'eco-allarmismo

In Italia "non c'è più tempo per una transizione ecologica graduale", sostiene l'ex premier. Poi l'assurdo delle ricette tranchant: "Serve un cambiamento radicale nelle abitudini, nelle case, nelle auto..."

"Meno produzioni agricole e cambi radicali". Continua l'eco-allarmismo
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L'eco-allarmismo continua. E a cavalcarlo non sono solo gli attivisti ideologizzati o i devotissimi adepti della nuova religione climatista. A parlare in tono apocalittico di ambiente e di fenomeni atmosferici, ormai, sono anche nomi blasonati dai quali ci si aspetterebbe quantomeno un approccio più equilibrato. Interevendo sull'argomento dalle pagine di Repubblica, ad esempio, Giuliano Amato ha evocato una "comune lotta per la sopravvivenza". Come se fossimo di fronte a un ineluttabile evento escatologico. Ma soprattutto il presidente emerito della Corte Costituzionale ha auspicato per l'Italia cambiamenti drastici, a nostro avviso destinati tuttavia non a salvare il Paese ma a impoverirlo.

La "lotta per la sopravvivenza"

La battaglia "contro le palle da tennis che ci piovono in testa, e che sono in realtà palle di grandine mai viste, non è né di destra né di sinistra, ma una comune lotta per la sopravvivenza", ha affermato l'ex premier in un'intervista a Repubblica. Poi l'accostamento surreale. "Davanti al terrorismo del clima serve una voce politica concorde, così come solo nella concordia riuscimmo a sconfiggere il terrorismo politico cinquant'anni fa", ha osservato il politico di lungo corso, scomodando situazioni storiche rispetto alle quali si faticano a rintracciare termini di paragone sostenibili (aggettivo quantomai adatto al tema). Ma è sulle azioni da adottare che Amato, presidente della commissione internazionale sulla Global Rule of Law, ha rilasciato le considerazioni secondo noi più discutibili.

L'assurda proposta sulle produzioni agricole

Secondo l'ex presidente del consiglio, infatti, bisognerebbe discutere di "come fare in modo che la politica si adoperi a convincere le persone che è meglio rinunciare a qualche produzione agricola piuttosto che perdere completamente la terra". Meno agricoltura per salvare il Pianeta: a patto che la ricetta funzioni davvero (tendiamo a escluderlo), appare quantomai azzardata in un Paese in cui il valore aggiunto dell'agricoltura è di 38,4 miliardi di euro (bilancio Istat 2022) e in cui ci sono 3,5 milioni di ettari di terreni agricoli inattivi. Il curioso concetto salva-ambiente andrebbe spiegato innanzitutto agli imprenditori agricoli che resistono nel loro lavoro e che certo non possono essere considerati una minaccia all'ecologia. E poi, oltre all'impatto ambientale della soluzione proposta bisognerebbe valutare anche quello economico.

Il "cambiamento radicale"

In un Paese esposto al cambiamento climatico come il nostro "non c'è più tempo per una transizione ecologica graduale", ha argomentato Giuliano Amato. Parole dalle quali si deduce quindi la necessità di misure immediate e drastiche, in nome di un fenomeno rispetto al quale - è sempre bene ricordarlo - la comunità scientifica non è concorde, soprattutto nell'attribuzione di cause esclusivamente antropiche. "Più del negazionismo mi preoccupa la rimozione dovuta a opportunismo politico. La transizione ecologica comporta un cambiamento radicale nelle abitudini, nelle case che abitiamo, nelle automobili con cui ci muoviamo, nelle pratiche agricole, nei metodi di allevamento e pesca. Questo suscita la protesta immediata di chi vede lesi i propri interessi. E la destra tende a farsene istintivamente paladina", ha continuato il presidente emerito della Corte Costituzionale. Anche qui, l'idea del "cambiamento radicale" non ci convince affatto, in particolare per il suo rischio di assolutizzare (in negativo) l'impatto delle attività umane.

L'alleanza europea per il clima

Amato ha dunque auspicato "una grande

alleanza europea per il clima". Eppure, sinora dall'Ue si sono solo viste direttive green dettate più dall'ideologia che da un approccio pragmatico alla materia: nulla, insomma, di davvero utile al Pianeta.

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