"Meno tasse", ce lo chiede pure l’Fmi

Il Fondo monetario avvisa Monti: "Con il taglio delle imposte cala anche l’evasione". E la riforma del lavoro è urgente

"Meno tasse", ce lo chiede pure l’Fmi

Pareva, ai soloni e ai violini della grande stampa, che il governo tecnico fosse infallibile nella materia economica e finanziaria. Invece viene smentito dal Fondo monetario che, a proposito della situazione italiana, afferma che la riduzione delle imposte rispetto ai livelli molto elevati raggiunti dalle attuali aliquote non genererebbe una diminuzione di gettito, ma un aumento. Il Fondo monetario in particolare fa riferimento alle elevate imposte sul costo del lavoro e sulle imprese. Esso sollecita anche a varare in fretta la riforma del mercato del lavoro per rilanciare l’economia. Sommate insieme le due ricette migliorerebbero il bilancio tramite l’aumento di basi imponibili causato dalla crescita economica e dalla minor evasione.

Il Fondo monetario è il santuario della serietà fiscale e monetaria e che i suoi funzionari in generale girano per il mondo a raccomandare aumenti di imposte per ridurre i deficit di bilancio. Per l’Italia dicono l’opposto e sarebbe bene che questo governo se ne facesse una ragione, evitando sia le dichiarazioni del ministro Passera per cui le nuove tassazioni sono una cosa buona, che le affermazioni del premier Monti a favore di Equitalia, senza una parola per le situazioni disperate di chi deve subire procedure coattive di riscossione che distruggono l’impresa. Soprattutto il governo viene sonoramente smentito, in relazione alle maggiorazioni di contributi sociali che sta per attuare con riguardo ai contratti di lavoro della legge Biagi. Il progetto aumenta le aliquote di contratti flessibili di lavoro dipendente che avranno oneri contributivi pressoché eguali a quelli dei contratti a tempo indeterminato, ed elimina i contratti di lavoro autonomo mediante partite Iva, quando fatti quasi solo per un singolo datore di lavoro. Appare evidente, agli economisti del Fondo monetario, oltre che a me, che l’effetto di queste misure sarà un incremento del lavoro sommerso, che è già rilevante e che di solito tende ad aumentare nei periodi di cattiva congiuntura, in quanto metodo per ridurre i costi fiscali e contributivi, onde far quadrare i bilanci, in periodo di bassa domanda. E ciò fa sì che venga meno la aspettativa del governo Monti e del ministro Elsa Fornero di ottenere un nuovo introito al fine di ricavare i mezzi per finanziare indennità di licenziamento più sostanziose, in cambio di deroghe alla rigidità dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori.

Di solito, la tesi per cui le tassazioni eccessive riducono il gettito, mentre quelle moderate lo aumentano riguarda le imposte o i contributi sociali esistenti. L’obiezione, che allora si fa, è che la riduzione delle imposte è rischiosa per il bilancio perché non si sa che ci sarà davvero un maggior gettito, soprattutto nell’immediato. Ma la questione su cui il Fondo monetario è intervenuto non è soltanto questa, è anche quella a cui ho fatto appena riferimento, cioè al progetto di aumentare i contributo sociali, rispetto ai livelli esistenti. Qui l’illusione è che basti aumentare le aliquote per ricavare di più, come se bastonando di continuo il cavallo esso anziché stramazzare corresse di più.

L’economia italiana è stremata, l’aumento dello spread sui titoli italiani a una quota che ha superata il livello 450 (quello che comportò la caduta del governo Berlusconi), viene spiegata dai giornali finanziari internazionali non solo con i fatti e misfatti della Grecia e le grane bancarie della Spagna, ma anche con la recessione che c’è in Italia. Il Fondo monetario ci ammonisce che le alte imposte generano recessione, ci avvisa che è sbagliato aumentarle e che sarebbe bene ridurle: il che si può fare, anche con una copertura ottenuta tagliando le spese.

Se ciò fa poi crescere i gettiti perché la gente fa meno ricorso all’economia sommersa che ha comunque molti inconvenienti ed evade di meno, perché trova che le imposte sono sopportabili, ciò dà maggiore spazio per migliorare il bilancio.
Non è una ricetta del dottor Dulcamara, ma del Fondo monetario internazionale. Peccare è umano, perseverare è diabolico. Ne tenga conto il governo tecnico.

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