Un milione di clic: Leonardo è un simbolo

Su Youtube il video è da tre giorni il più visto. Ma non è solo morbosità: quelle immagini ci hanno fatto riflettere

Lui non lo sa, per fortuna, ma è già la mascotte d'Italia. Il piccolo Leonardo giganteggia nella storiaccia che lo vede personaggio e argomento del giorno ormai da una settimana, da quando l'apparato maldestro e sadico della giustizia matrimonialista l'ha ridotto a vittima umiliata e offesa, trascinato via come una vacca destinata al macello sul marciapiedi della scuola.
Leonardo è la nuova mascotte di un Paese che colpevolmente e tardivamente s'accorge di quanto sgangherata sia la normativa chiamata a decidere sul destino degli inermi. Storia simbolo, la sua. Tutti gli attori recitano a soggetto, replicando fedelmente una sceneggiatura purtroppo molto comune e diffusa. Padre e madre incapaci di ritagliarsi una zona franca per il figlio nella personalissima guerra atomica. Giudici, consulenti scientifici, assistenti sociali, agenti di polizia: ciascuno convintissimo di svolgere alla perfezione il proprio compito, senza dubitare mai, nemmeno per un istante, d'aver umanamente sbagliato qualche mossa, così da apportare correzioni al famigerato modello. Risultato: un bambino di dieci anni, come altri bambini in altri luoghi e in altre guerre d'Italia, viene portato via a forza, nel modo più impietoso e cruento, segnandolo per un bel tratto del suo futuro, magari per sempre.
A trasformare Leonardo in tenera mascotte è un semplice dettaglio tecnologico: il classico video da telefonino che ormai fa parte della nostra vita quotidiana, in qualunque sede e in qualunque momento, perché cascasse il mondo, cascassero torri gemelle o cascassero campanili per il terremoto, c'è sempre qualcuno pronto con il cellulare acceso. È proprio il video della zia a trasformare l'anonimo blitz di provincia in clamoroso caso nazionale, la brutta bega domestica in scandalo universale. L'effetto emotivo ha i contorni di uno tsunami sociale: nelle ultime ore, il video di Leonardo ha ampiamente sfondato il muro del milione (di visioni). È un dato eclatante, un valore eccezionale. L'onda lunga si porta dietro anche un numero esorbitante di commenti, dove secondo consuetudine si trova veramente di tutto: dalla sincera dichiarazione di pietà, alla farneticante chiave di lettura del solito dietrologo astuto, ovviamente ben coperto dall'anonimato («ancora credete all'ingenuità dei bambini: la colpa di tutta questa vicenda è di Leonardo»).

Se non altro, mentre la feroce guerra familiare continua a colpi di fiaccolate e nuovi ricorsi, da queste giornate desolanti sembra timidamente emergere una magrissima consolazione: forse il caso è almeno servito a scoperchiare il calderone di inefficienze, di superficialità, di approssimazione in cui ribolle da sempre un ingrediente tanto delicato come il futuro dei figli contesi. Quella indegna mattina di Leonardo è ormai un film di culto che nessuno dovrà mai più permettersi di replicare. Devono capirlo tutti i genitori in assetto da combattimento, i giudici che impartiscono ordini, gli assistenti sociali che forniscono relazioni e giudizi sulle persone, gli agenti che devono sporcarsi le mani (domanda ingenua: ma è proprio impensabile escludere a priori, per legge, che sui bambini arrivi a mettere le mani la polizia? Davvero non siamo capaci di inventarci un'altra soluzione?).

Una storia di pietà e di compassione, di rabbia e di indignazione, ma anche di colpe imperdonabili e di doverosi rimorsi: questo è ormai il video più cliccato su Internet e più visto in tv. Tra tanti protagonisti che dovrebbero abbassare lo sguardo, rivedendosi all'opera, stupisce per profondità e padronanza del ruolo il piccolo grande protagonista. Nella comunità dove stanno «resettandogli» l'anima (altra domanda ingenua: ma non si vergognano nemmeno un po' di usare certi verbi?), Leonardo scrive temi. In uno di questi, parla di ulivi e di pace.

Fantasticando nelle sue dolci allegorie, arriva a dire: «All'inizio non si capivano, ma parlando, parlando, con il tempo diventarono amici. E da quel giorno vissero tutti in allegria». Ultima domanda ingenua: in questa storia di caos e di vergogna, chi è il più saggio della compagnia?

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