"Non era mai successo prima". E adesso il Pd si spacca

I riformisti dem lamentano l'esclusione dai nuovi ruoli dirigenziali del partito. "Non era mai successo", accusa l'ex capogruppo Marcucci. E tira già aria di scissione: Se l'equilibrio crolla, crolla anche il Pd"

"Non era mai successo prima". E adesso il Pd si spacca

A nemmeno due settimane dalla sua incoronazione alla guida del Pd, Elly Schlein sta già facendo i conti con un primo fallimento politico. La nuova leader dem non è infatti riuscita compattare le varie anime del partito, con conseguenze destinate a deflagrare. Nell'area piddina sta infatti crescendo il malcontento dei liberaldemocratici, che lamentano d'essere stati esclusi dal segretario nella composizione del nuovo apparato dirigenziale dem. L'accusa alla deputata di origini luganesi è dunque quella di voler spostare il baricentro del partito a sinistra, mettendo in ombra i compagni con un vocazione più moderata e riformista.

L'ex capogruppo dem Andrea Marcucci è uno dei più agguerriti sull'argomento. "Se l'equilibrio crolla, crolla anche il Pd", ha avvertito, parlando di "una minoranza esclusa di fatto dalla presidenza dei gruppi, e presto lo capiremo, anche con incarichi di segreteria abbastanza leggeri". E meno male che all'avvio del suo incarico Elly Schlein aveva promesso di voler lavorare per l'unità del partito. Secondo alcuni, nel Pd starebbe avvenendo l'esatto opposto. "Non era mai successo prima, sia Renzi che Zingaretti confermarono capigruppo più in equilibrio con le anime del partito, pur in presenza di percentuali di vittoria alle primarie ben più eclatanti", ha fatto notare l'ex senatore toscano in un'intervista al Quotidiano Nazionale. Da qui, l'accusa diretta al nuovo leader Pd.

"Elly Schlein vuole costruire un partito più marcatamente di sinistra, mentre il Pd è nato di centrosinistra. Per dirla con una battuta, io ricordo l'entusiasmo di Valerio Zanone quando vi aderì, oggi il modello che si vuole assumere è quello di Jean-Luc Mélenchon. C'è una certa differenza", ha lamentato Marcucci, ricordando anche l'idea originaria di Veltroni di "tenere in equilibrio le culture socialdemocratiche con quelle popolari e liberaldemocratiche" all'interno del Pd. Con l'arrivo del nuovo segretario ultra-progressista, i dem più moderati denunciano il tradimento di quell'intuizione e il riposizionamento del partito verso la sinistra più radicale.

E in effetti, proprio all'indomani della sua elezione, Schlein aveva deciso di condividere alcune iniziative politiche con i Cinque Stelle e i sindacalisti rossi della Cgil. Quasi a voler segnalare un cambio di passo rispetto al passato. Nelle scorse ore, poi, il neo capogruppo dem al Senato Francesco Boccia aveva rilanciato l'idea del campo largo proprio con i pentastellati. Una mossa non certo gradita ai riformisti, che ora iniziano a guardare con interesse a quel che accade nel terzo polo. "C'è una data annunciata dai leader di Italia Viva ed Azione: entro pochi mesi la nascita di un soggetto unitario dei liberali e dei popolari. E l'intenzione dichiarata di farlo con un percorso aperto e partecipato. Credo che sia un un fatto positivo per tutti.

Confermo che il processo di unificazione mi interessa", ha commentato al riguardo Marcucci.

Mentre nel Pd proseguono le scosse d'assestamento dopo l'arrivo alla segreteria di Elly Schlein, le spaccature iniziano ad accentuarsi sempre più. E la parola scissione inizia a non essere poi così inconsueta.

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