Montezemolo molla Italo: che coincidenza...

Il presidente Ferrari lascia la guida di Ntv: "Ma non mi candido". Però la mossa è associata all'uscita di Berlusconi

Montezemolo molla Italo: che coincidenza...

Roma - Due passi indietro pesanti, a distanza di poche ore, scollegati tra loro ma difficili da non leggere in simultanea. Montezemolo lascia la presidenza di Ntv per i «crescenti impegni professionali» che lo attendono (la nuova vicepresidenza Unicredit, ma non solo), Berlusconi non si ricandida a guidare il centrodestra, aprendo ad una competizione tra aspiranti leader. Due mosse che potrebbero intrecciarsi. Che possa essere proprio il presidente della Ferrari un papabile nuovo leader per un nuovo centrodestra post-berlusconiano? Montezemolo lo esclude già («Non mi candido, farò politica aiutando i giovani che vogliono dare qualcosa al Paese, non ricevere»), ma lo smarcamento rientra nel gioco, e in realtà nella partita c'è anche lui. «Con l'uscita di Berlusconi cambia tutto, si sgombra uno spazio politico» confida una fonte vicina a Montezemolo, intendendo che potrebbe essere lui ad occuparlo quello spazio. «Una delle condizioni del presidente (Montezemolo) per un impegno in prima persona era il passo indietro di Berlusconi. Ora c'è stato, e si possono creare le condizioni per un nuovo polo moderato», che è l'idea a cui lavora Montezemolo («una grande forza popolare, riformatrice e autenticamente liberale, che nasca dall'incontro tra società civile e politica responsabile», ha spiegato).

La sua Italia Futura è una macchina che ha finito il rodaggio da tempo e che, tra i mille tentennamenti e le finte di Luca Cordero, ha raccolto 60mila iscrizioni e aperto sedi in tutta Italia. La sua agenda (meno tasse, meno spesa pubblica, «premiare l'Italia che produce e lavora») è quella del centrodestra, come anche il suo elettorato, che in questo momento è la fetta più ampia di elettori ancora da conquistare. I sondaggi però non autorizzano corse solitarie, Italia Futura è ancora catalogata nel comparto «Altri», che per Ipsos-Ballarò vale un 3%, anche se Montezemolo ha un alto rating nella classifica sulla «Fiducia nei leader» (53%). Dunque, servono le alleanze, capitolo che cambia aspetto da oggi, col passo indietro del Cavaliere.

Dentro il Pdl c'è un area favorevole al progetto aggregante di Montezemolo, all'interno della ex Forza Italia, mentre il settore ex An difficilmente appoggerebbe una soluzione montezemoliana. E Italia Futura? Di fatto è già attiva dalle ultime amministrative, avendo appoggiato candidati sindaci di liste amiche. Come «Verso nord», movimento di centrosinistra liberale, fondata tra gli altri da Cacciari, Bertolussi, Bottacin. L'altro movimento con cui si sta alleando Montezemolo è «Fermare il declino» di Oscar Giannino. Il flirt iniziale con Casini sembra invece spento: «La nostra base non chiede alleanze con partiti e leader politici della seconda Repubblica, che ha fallito» spiega Diego Bottacin, fondatore di Italia Futura in Veneto. In un articolo di qualche giorno fa l'associazione di Montezemolo ha bocciato «come proposte vaghe» i programmi economici di Pdl e Pd (oltreché di M5S). Così com'è un'alleanza sembra improbabile, e ancor più una corsa di Montezemolo alle primarie. Però tutto è in movimento, e l'area politica è comune, quindi le strade potrebbero incrociarsi.

Nel frattempo il movimento di Montezemolo si è strutturato nell'organigramma direttivo. Una squadra che sembra già un esecutivo ombra montezemoliano. L'ultimo acquisto è Stefano Dambruoso, magistrato specializzato su terrorismo e mafia, che guiderà il dipartimento Giustizia di If. Al settore Difesa penserà il generale Vincenzo Camporini, già capo di Stato maggiore dell'Aeronautica e della Difesa.

Poi ci sono Francesco Bonami (Industria creativa), Michele Ainis (Riforma dello Stato), Nicola Rossi (Economia) Walter Ricciardi (Salute e sanità), Irene Tinagli (Welfare e Politiche sociali). E una lunga lista di finanziatori dal portafogli pesante (Della Valle, Merloni, Anna Maria Artoni, eccetera).

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