Monti lodato da Obama? Era tutta una bufala

Nel testo letto dal capo di Stato Usa al vertice di Seul non c’è traccia della presunta citazione

Monti lodato da Obama? Era tutta una bufala

Roma - Una telefonata inopportuna, una citazione che non c’è, una pletora di corifei che amplificano il nulla. Sono gli ingredienti di un pasticcio in salsa asiatica, quello dei complimenti del presidente Usa Barack Obama a Mario Monti assente causa telefonata con l’Italia. Una gaffe, non c’è che dire. Peccato che quei complimenti non sarebbero mai stati pronunciati dal presidente americano. E la gaffe si ingigantisce e si colora di giallo. E non solo perché siamo in Estremo Oriente.

Lo scoop è del Fatto Quotidiano, che ieri ricostruisce quanto accaduto martedì 27 a Seul, in Corea del Sud, al vertice mondiale sulla sicurezza nucleare. Le agenzie quel giorno raccontano una sorta di flirt nato nella capitale asiatica tra Obama e Monti. Dapprima i due si incontrano in un soddisfacente colloquio bilaterale. Poi il colpo grosso. «Il presidente Usa Barack Obama ha “citato” il premier Mario Monti nel discorso di chiusura del summit sulla sicurezza nucleare di Seul, in merito proprio all’importanza dell’appuntamento appena conclusosi. Lo riferiscono fonti della delegazione italiana», batte l’Ansa alle ore 10,48 di quel giorno. Alcuni elementi rendono il take materiale da maneggiare con cura: il riferimento alle fonti della delegazione italiana, che ne fanno una notizia di seconda mano; e poi quelle virgolette che circondano la parola «citato», come se il giornalista non si fidasse del tutto dell’informazione. Comunque tutte le altre agenzie di stampa si adeguano e confermano la voce.

Poi, quando in Italia sono le 15, il colpo di scena: «Monti al telefono con Cicchitto perde intervento Obama», racconta l’Ansa, che riferisce di una chiacchierata su un tema di politica nazionale. Che gaffe, per Monti. Un po’ come vincere alla lotteria e scoprire di aver perso il biglietto. Oppure essere invitati a cena da Monica Bellucci e preferire Chievo-Atalanta alla tv.
Fatto sta che tutti raccontano la stessa storia, stile copia-e-incolla: le lodi, la telefonata, l’assenza. Solo che il Fatto Quotidiano non si fida. Va sul sito della Casa Bianca, legge l’intervento di Obama a Seul e scopre che di Monti non c’è traccia. Contatta l’ufficio stampa di Palazzo Chigi e ne riceve in risposta solo altri articoli di stampa italiana e internazionale che però sono a loro volta costruiti sulle agenzie «pompate». Insomma, un classico caso di montatura giornalistica nata probabilmente dall’ansia da parte dei Montologi di esaltare il new deal italiano all’estero. E naturalmente, una volta scoperto il bluff l’effetto è esattamente contrario: classico caso di zappa sui piedi. Con in più una postilla inevitabile: Monti è accompagnato da un consenso politico e collettivo piuttosto consistente. Ha forse bisogno di questi mezzucci per conquistare popolarità? La risposta ci pare superflua.

Alla fine lo scoop del Fatto finisce per far comodo al solo Fabrizio Cicchitto, che per la sua chiamata improvvida si era attratto le ironie di molta stampa.

«Le mie telefonate private sono private e non sono stato io a renderle pubbliche - ha detto ieri il capogruppo del Pdl alla Camera ad Agorà su Raitre - io ho chiamato Monti, è stato lui a scegliere di rispondermi mentre parlava Obama, io non potevo sapere cosa stava succedendo lì a Seul». Non era l’unico.

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