Il mucchio selvaggio

Peggio di Prodi: pur di battere Berlusconi, Bersani e Monti pronti a mettere insieme tutti, da Fini a Ingroia

Pier Ferdinando Casini e Mario Monti a Montecitorio
Pier Ferdinando Casini e Mario Monti a Montecitorio

L'Italia giusta di Bersani è un'ammucchiata bancotogata. La lista civica di Monti è solo una cambiale per incassare l'inciucio. La rivoluzione civile di Ingroia non è altro che una desistenza civile. Il risultato è un mucchio selvaggio con all'interno frammenti di Monti, Casini, Fini, Bersani, Vendola e Ingroia. Quella che per il Pd sembrava una tranquilla passeggiata di fine inverno comincia a diventare un incubo col volto sorridente del Cavaliere. Il verdetto elettorale è ancora lontano, ma per Bersani e la sua timorosa compagnia è meglio mettere le mani avanti per evitare sorprese. L'inganno, se si vuole, è chiedere agli italiani di scegliere, mentre si lavora per cambiare le carte in tavola. E se Berlusconi rosicchia altri voti? E se al Senato non c'è la maggioranza o è stiracchiata? E se ci tocca comprare i voti dei senatori uno a uno? E se ancora una volta bisogna sperare nel voto dei senatori a vita? Queste le preoccupazioni della sinistra. Quindi meglio una bella ammucchiata sottobanco, magari di notte con incontri clandestini verso il centro, o con trattative da mercante in fiera con la sinistra togata.

Allora si parla con Monti per garantirgli qualche ruolo futuro. Ci si siede al tavolo con Ingroia per mettere in piedi qualche tipo di desistenza, che è il termine in politichese per dire che non bisogna pestarsi i piedi. Tutti e tre, Monti, Bersani e Ingroia, sdegnati smentiscono. Ma nessuno si aspetta che dicano sì subito e in pubblico. Ora si parla e si gettano le basi per accordi futuri. Poi, dopo le elezioni, per amore della patria e in onore alla stabilità, si fa finta di sacrificarsi e ognuno trova il suo giusto compromesso. È la politica. La beffa è che magari qualcuno ha creduto che quella di Monti fosse veramente una lista civica e non ha alcuna voglia di passare il suo voto a Bersani e tantomeno a Ingroia.

Questo grande inciucio alla fine diventa una macedonia di banche, giudici, preti, vecchi apparati post Botteghe Oscure, laicisti incavolati con la Chiesa e consumati bacia pile. Allora meglio Prodi, che con la sua Unione pezzata almeno ha avuto il coraggio di metterci la faccia. Tanto in un modo o nell'altro la sinistra al governo è abituata a finire in fretta.

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