Ogni volta che Alessandra Mussolini sui social scrive qualcosa a favore di diritti arcobaleno, mondo trans, Ddl Zan e Gay Pride - ultimamente è successo con una certa frequenza - d'istinto controlliamo l'account per verificare se sia una parodia. Non sappiamo perché, ma il retropensiero corre alla volta che in un talk show, litigando con Vladimir Luxuria, e facendole sciogliere il mascara, urlò: «Meglio fascista che frocio». Era il 2008. E non è passato neanche un Ventennio.
Poi ieri abbiamo letto l'intervista che la Mussolini ha rilasciato alla Stampa, l'house organ della Comunità Lgbtq, in cui accusa Giorgia Meloni di essere rimasta indietro sull'aborto, l'identità di genere, i diritti civili, gli stipendi delle donne troppo bassi E abbiamo pensato due cose. La seconda è che ci manca solo che adesso un altro Mussolini ci riporti al socialismo; e non è proprio il caso, visto come è andata l'altra volta. La prima è che la nipote del «Padre degli italiani» sia pronta per il Pd, e viceversa. Sarebbe l'ultima di una lunga serie di campioni della destra lisciati dalla sinistra, burattini inconsapevoli di una commedia che è sempre finita in farsa. L'antiberlusconiano Montanelli applaudito per un'estate alle Feste dell'Unità. Fini spalleggiato per una legislatura dal partito di Repubblica. Flavia Perina, già amazzone di An, diventata la maîtresse à penser dei democratici.
E tacciamo delle Signore di Arcore diventate le Sante del Nazareno.I cambi di prospettiva nella vita - sia chiaro - meritato rispetto e ammirazione. Solo che più ampia è la prospettiva, più profondo, di solito, è il tradimento.
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