Ecco il Papa in macchinetta, una modesta Ford Focus blu, senza scorta e senza mozzette rosse, senza stole, mantelle, damaschi, camauri o saturni. Turisti a bocca aperta, bambini che fanno ciao ciao con la manina mentre Bergoglio sale al Colle per chiedere dialogo e più sforzi contro la crisi. Giorgio Napolitano è d'accordo, «le critiche contro la sono fondate», però in Italia «i problemi sono tanti» e il «clima è avvelenato e destabilizzante» per colpa di «esasperazioni di parte». Ma il Pdl sembra non gradire affatto le parole del presidente. «Ha ragione, ma non ha fatto nulla per pacificare», sostiene Sandro Bondi. «Ha responsabilità istituzionali, non può più essere spettatore rassegnato», dice Renato Brunetta.
Niente pompa, nessun corazziere, cerimoniale ridotto all'osso per la prima visita ufficiale di Francesco nel Palazzo dei Papi. Ma sobrietà e basso profilo fanno da filo conduttore di tutto l'incontro. «Busso alla porta di ogni italiano», dice infatti il Pontefice. Centrale, nel suo discorso, il tema caldo della disoccupazione. Stato e Chiesa, spiega, hanno «compiti diversi», però insieme dovremmo «moltiplicare gli sforzi per ridurre gli effetti della crisi, a parti dell'insufficiente disponibilità di posti di lavoro».
E secondo Napolitano «la classe dirigente italiana dovrebbe prendere esempio da Papa Francesco per l'impegno che mette nella sua missione». Nel nostro Paese, aggiunge, «c'è la drammatica necessità di recuperare partecipazione, consenso e rispetto, liberandosi dalla piaga della corruzione e dai più meschini particolarismi».
Sembra un sogno, vista l'aria che tira. «Vede, Santità - si accalora il capo dello Stato - noi che in Italia esercitiamo funzioni di rappresentanza e di guida nelle istituzioni politiche, siamo immersi in una faticosa quotidianità, dominata dalla tumultuosa pressione e dalla gravità dei problemi del Paese e stravolta da esasperazioni di parte in un clima spesso avvelenato e destabilizzante». C'è molta strada da fare prima di riuscire a tornare «al livello delle sfide decisive dell'oggi e del domani» perché la politica «è esposta non solo a fondate critiche ma ad attacchi distruttivi». Conclusione: «Quanti siamo lontani da quella cultura dell'incontro che ella ama invocare, da quella sua invocazione dialogo, dialogo, dialogo».
Per Bondi Napolitano ha ragione «quando sostiene che in Italia prevale un clima politico avvelenato». Ma, «sono dell'opinione che non abbia fatto nulla per stemperare le esasperazioni e per pacificare davvero la vita politica italiana: era l'unico che poteva farlo, sia per la sua coscienza storica dei problemi sia per le prerogative di cui dispone». Dura pure la senatrice Manuela Repetti: «Gli va riconosciuto di aver provato a rasserenare il Paese, però ha fallito miseramente. Per la stabilità dell'Italia è necessario un clima di pacificazione. Mi pare che, con l'imminente decadenza di Berlusconi, venga meno».
Secondo Brunetta invece «l'amarezza con cui il presidente ha constatato davanti al Papa il clima destabilizzante e avvelenato ha una sua ragione, anche personale». Infatti, «per la prima volta nella storia della Repubblica il partito di maggioranza relativa, il Pd, cestina con manifesto fastidio il messaggio alle Camere del capo dello Stato».
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