Napolitano si sveglia ma solo per dire che lui non c'entra

Il presidente giura ai suoi collaboratori: "Berlusconi io lo difesi". Poi, dopo due giorni, interviene con una nota seccata: "Il Cavaliere si dimise spontaneamente"

Napolitano si sveglia ma solo per dire che lui non c'entra

Ma quale complotto. E poi, chi l'avrebbe organizzato? Io? Assurdo. No, giura Giorgio Napolitano, non esiste, sono solo speculazioni: nessun gioco di palazzo ha cambiato il corso della storia, nessun golpe bianco ha disarcionato Silvio Berlusconi, nessuno dal Colle ha tramato per cambiare governo. Anzi, si sfoga con i consiglieri, io in quell'autunno caldo del 2011 il Cavaliere l'ho «difeso» e anche «aiutato».

Ma quale manovra. Andatevi a rileggere, spiega il capo dello Stato, quello che dichiarai il 25 ottobre, subito dopo le famose risatine di Sarkozy e della Merkel durante il vertice europeo. Andate a vedere come avevo commentato le «inopportune e sgradevoli espressioni pubbliche» e la «scarsa fiducia nei confronti del nostro Paese». Andate e controllate. Vi accorgerete che dissi che «nessuno può pretendere di commissariare l'Italia». Altro che complotto.
Due giorni di silenzio, passati in trincea aspettando che la bufera provocata dall'autobiografia di Timothy Geithner si placasse. Poi, visto che il livello della polemica non si è abbassato, visto pure che da Forza Italia il Quirinale è indicato come uno dei registi dell'operazione, Napolitano, un po' seccato, ha scelto di intervenire con una nota scritta: se mai ci sono state «pressioni» o intrighi internazionali per silurare Berlusconi, il presidente non c'entra. Il leader dell'allora Pdl, che cadde per «eventi italiani, si dimise «spontaneamente» e con «grande senso di responsabilità».

Del resto, secondo il Colle, è storia vecchia. «Il presidente della Repubblica - si legge - ha già dato conto via via nel corso degli sviluppi della crisi delle vicende che hanno portato alle dimissioni dell'onorevole Berlusconi». King George ne parlò il 20 dicembre del 2011, in occasione dello scambio di auguri di Natale con le alte cariche. E pochi giorni dopo, nel discorso di Capodanno. In quei testi ci sono «tutte le motivazioni dei fatti politici interni e a problemi di fondo del Paese» che hanno portato alla caduta del Cav. Dalla rottura con Gianfranco Fini alla «crisi economica e finanziaria che l'Italia stava attraversando nel contesto europeo».

Ecco, appunto, il «contesto europeo». Dunque pure Napolitano a suo modo conferma il ruolo giocato dall'ostilità dei leader della Ue e dei grandi organismi internazionali, Ma dal merito degli scenari diffusi da Geithner si tiene a distanza. «Gli episodi “rivelati” dell'ex segretario Usa al Tesoro sono relativi a riunioni dell'autunno del 2011 di consessi europei e internazionali cui il presidente della Repubblica, al pari degli altri capi di Stato non dotati di poteri esecutivi, non aveva titolo a partecipare». Quindi, «nulla può dire al riguardo». Qualcosa però, ammette Napolitano «era trapelato pubblicamente». Certo: quegli sghignazzi di Angela e Sarkò a una domanda sull'affidabilità del Cavaliere e delle sue rassicurazioni li avevano visti tutti. Si trattava «di inopportune e sgradevoli espressioni pubbliche, a margine di incontri istituzionali tra capi di governo, di scarsa fiducia nei confronti degli impegni assunti dall'Italia». Risatine alle quali il capo dello Stato rispose così: «Nessuno minaccia l'indipendenza della nazione o è in grado di avanzare pretese da commissario. Da 60 anni accettiamo limitazioni di sovranità, ma in condizioni di parità con gli altri Stati».


Conclusione: «Null'altro di pressioni o coartazioni subite dal presidente del Consiglio fu mai portato a conoscenza del capo dello Stato. Le dimissioni liberamente e responsabilmente rassegnate dal presidente Berlusconi non vennero mai motivate se non in riferimento agli eventi politico-parlamentari» di casa nostra. Amen.

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