Ma alla fine, il Compagno G, in Senato ci andava oppure no? Spesso, a leggere le carte dell'inchiesta milanese sulla «cupola» degli appalti. Mai, stando alle repliche imbarazzate di Palazzo Madama. Nel mezzo, ci sono le parole dello stesso Greganti che gli investigatori riportano nelle migliaia di pagine depositate in questi giorni dalla Procura, e riassunte dagli uomini delle Guardia di finanza. Il Compagno G è a Roma. Chiama Sergio Cattozzo, il politico ligure arrestato la scorsa settimana. È il 19 febbraio scorso. «Ho appena finito una riunione in Senato», comunica Greganti.
LA CELLA
Verità o millanteria? Perché l'interrogativo delle tante intercettazioni da cui spuntano i nomi di politici di primo piano (da Bersani a Berlusconi) è questo: gli indagati avevano reali contatti con i big o semplicemente si «vendevano» quelle conoscenze per accreditarsi presso gli imprenditori cui chiedevano mazzette? Comunque, è assai probabile che Greganti sia davvero entrato a Palazzo Madama. Gli investigatori annotano nell'informativa consegnata ai pm che «la cella di localizzazione a cui si appoggia il cellulare in uso allo stesso, (Greganti, ndr) alle ore 10.58 è ubicata in via dei Cestari, nei pressi di corso Rinascimento». Dove affaccia Palazzo Madama.
I CONTATTI
E chi avrebbe incontrato in Senato, il Compagno G? E perché? Questi, al momento, sono punti oscuri. È possibile che Greganti rappresentasse solo i propri interessi negli affari per la «Cmc», l'azienda che si vantava di aver portato a Shanghai. Ma la Cmc - scrivono ancora i pubblici ministeri - «aveva numerosi affari in comune con Maltauro». Ossia Enrico Maltauro, l'imprenditore vicentino finito in cella la scorsa settimana, ritenuto membro dell'associazione per delinquere e che nel lungo interrogatorio di mercoledì ha ammesso di aver pagato tangenti. È possibile dunque che Greganti abbia promosso a Roma anche gli interessi di Maltauro sugli appalti di Expo e della sanità lombarda? È una pista. Ma il fatto che il verbale dell'imprenditore sia stato secretato, però, è un segnale importante. Nella ricostruzione fatta dall'indagato, infatti, potrebbero esserci nuovi spunti investigativi.
GLI INCONTRI
Sta di fatto che a Roma, dopo quella «riunione in Senato», Greganti avrebbe dovuto incontrare Cattozzo. I due ne parlano al telefono. Il politico ligure, annotano gli investigatori della Gdf, «chiama Greganti per evidenziare che l'aereo per Roma ha accumulato due ore di ritardo». I due si vedono, per discutere di cosa? Non è chiaro, ma gli inquirenti sottolineano come nel gennaio e nel febbraio di quest'anno il tema al centro degli interessi della cupola sia un appalto Expo in particolare. «Greganti Primo - si legge nelle carte dell'inchiesta - e in parte anche Grillo Luigi programmano ulteriori appuntamenti riservati con Paris (Angelo Paris, ex dg di Expo spa in cella anche lui, ndr)... Greganti e Paris preparano d'intesa un programma di interventi per assicurare alle cooperative sponsorizzate da Greganti le attività di realizzazione delle 249 palazzine espositive da assegnarsi con urgenza e con procedure ristrette ai singoli paesi partecipanti». E poi c'è l'incontro del 26 febbraio con Francesco Riccio, ex tesoriere nazionale Ds e Paolo Fusaro, amministratore delegato di Olicar. Si legge nell'atto: alle ore 13:48 «Greganti chiama Francesco Riccio, che gli conferma l'incontro davanti al Frecciarossa».
L'ESPOSTO
Oltre agli imbarazzi tra i senatori del Pd, la presenza di Greganti al Senato somiglia sempre più a un giallo. Il socialista Lucio Barani dice di averlo visto un mese fa. Il senatore Ugo Sposetti, tesoriere del partito, fa sapere invece di «non frequentare» il Compagno G, e anche Massimo Mucchetti - ex vicedirettore del Corriere della Sera - giura di non averlo mai incrociato. Il senatore M5S Michele Giarrusso, però, insiste. Il black out a Palazzo Madama? Un trucco per cancellare la traccia degli ingressi. Per questo, ieri, ha presentato un esposto in Procura. Il presidente Piero Grasso, invece, ha chiesto ai pm milanesi informazioni su date e orari in cui Greganti «sia stato eventualmente osservato fare ingresso o uscire da palazzi del Senato».
I DOSSIER
Il settimanale l'Espresso, intanto, rivela che «le autorità che vigilano sugli appalti di Expo erano state informate delle relazioni pericolose» di Maltauro.
All'ufficio incaricato di sorvegliare le grandi opere milanesi sarebbero arrivate «tre informative nei confronti della Maltauro, redatte dalle prefetture di Vicenza e l'Aquila nel 2011 e nel 2012», e nelle quali «si faceva riferimento alla partecipazione ad appalti assieme a società con infiltrazioni di mafia». L'assalto ai grandi cantieri, forse, si sarebbe potuto fermare prima.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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