"Negazionismo", reato filosofico

Gianfranco Pellegrino su Domani invoca il reato per il negazionismo

"Negazionismo", reato filosofico
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Il quotidiano Domani (di ieri) fa proposte dell'altro ieri: «Il negazionismo uccide, diventi presto un reato» ha titolato ignorando che da diec'anni la proposta trova spazio soprattutto nel Regno Unito: per essere derisa. Non si può farne una colpa all'autore dell'articolo, «Gianfranco Pellegrino, filosofo» il quale giust'appunto dieci anni fa scriveva il saggio «Etica e politica delle piante» che fu letto probabilmente come questo suo editoriale. Ed è un peccato, perché lo spunto stavolta sono i fatti di Valencia i quali confermano che «Il negazionismo dei politici, dei giornalisti e degli uffici stampa non è molto differente da un reato». Esempi? L'ex sindaco di Genova Marta Vicenti per il suo tentativo di nascondere la sua gestione dell'alluvione del 2011: beccò tre anni ai servizi sociali per reati già esistenti, ma evidentemente ne serve uno nuovo. Si prosegue col processo alla Commissione grandi rischi, che sul terremoto dell'Aquila «ha diffuso informazioni falsamente rassicuranti»: qui si omette di dire che li hanno assolti tutti. Il terzo esempio, leggero, è Donald Trump: «Un presidente negazionista è un pericolo per il pianeta» Non abbiamo competenza per replicare a un filosofo: ci limitiamo a consigliargli di studiare. Legga «La grande bugia verde» oppure «Il manifesto di un eretico» di Brendan O'Neil (entrambi di Liberilibri, prezzi filosofici) oppure «Falso allarme» di Bjorn Lomborg (Fazi editore) il quale è solo una delle 100 persone più influenti del mondo secondo Time.

Oppure legga il rapporto delle Nazioni Unite «Climate change» (ha 10 anni anche quello): «Gli effetti del cambiamento climatico saranno minori rispetto ad altri fattori quali i cambiamenti della popolazione, dell'età, del reddito, della tecnologia». Ci sappia dire.

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