Nel Pd di Elly Schlein due pesi e due misure per Carlo Cottarelli

Quando, nel 2015, la Schlein uscì dal Pd ma mantenne il seggio nessuno la attaccò come oggi accade con Cottarelli, che si è anche dimesso da senatore nel rispetto degli elettori

Nel Pd di Elly Schlein due pesi e due misure per Carlo Cottarelli
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In dissenso con il Partito democratico di Elly Schelin, e non riconoscendosi nella nuova linea imposta dal segretario che ha preso il posto di Enrico Letta, Carlo Cottarelli ha deciso di lasciare il gruppo parlamentare al Senato. Ma non solo, perché nel rispetto degli elettori che gli hanno permesso di entrare a Palazzo Madama sotto le insegne del Partito democratico, ha deciso di dimettersi dal ruolo di senatore, senza passare al gruppo misto o ad altri gruppi parlamentari. Una scelta di coraggio e di coerenza da parte del divulgatore, che però ha fatto storcere il naso a molti, soprattutto all'interno del suo stesso (ex) partito.

Sottolineando di credere in altri valori, il senatore si è dissociato dalla linea oltranzista di Elly Schlein. Quando si è candidato, infatti, il Partito democratico viaggiava sotto le insegne della mitologica "agenda Draghi", che il nuovo segretario ha chiuso e riposto sul fondo di qualche cassetto, dando voce alle correnti più estreme della sinistra. Senza polemica, ma motivando la sua uscita, Cottarelli ha salutato il Pd, ricevendo in cambio accuse di "alto tradimento" alla causa. Da più parti, infatti, il Pd in queste ore si fregia di una linea pluralista, sostenendo che il divulgatore non avrebbe dato il suo contributo al dibattito, preferendo sbattere la porta.

Cottarelli non ha preso il suo bottino di voti per portarlo altrove e non ha "tradito" il partito portando il suo seggio a un altro partito, rafforzandolo. Ha liberato un posto che potrà essere occupato da un altro esponente del partito democratico. Eppure, continua a essere attaccato da chi, evidentemente, ha la memoria molto corta. Correva l'anno 2015 e nel Partito democratico si respirava quasi la stessa aria di scissione con l'ascesa di Matteo Renzi, inviso ai più oltranzisti. Ed ecco che Elly Schlein, portata al parlamento europeo dal lavoro fatto da Renzi nel 2014, al grido di "il Pd non esiste più", decide di lasciare il partito. Ma solo quello, perché si mantiene nel frattempo ben salda alla sua poltrona europea, passando al partito di Beppe Civati. Non si sentirono gli indignados in quel momento, tutto tacque.

Oltre a essere l'ennesima dimostrazione di come, spostandosi a sinistra, il Partito democratico perde tutta la sua democraticità, è la rappresentazione plastica di quello che è sempre stata la sinistra italiana. "Con Renzi segretario. La Schlein lascia il PD (ma non il seggio).

Brava! Coraggiosa! Eroina del popolo! Esponiamo il suo ritratto in tutti i luoghi di lavoro! Dedichiamole una piazza! Dichiariamo l'8maggio giornata della resistenza contro il neoliberismo", scrive un utente su Twitter, aggiungendo, come contraltare: "Con Elly Schlein segreteria del PD. Si dimette Cottarelli. Assassino! Traditore del popolooooh! Ha lasciato il parlamento per un incarico privato!!!! Neoliberistaaah! E questo è tutto quello che ho da dire sulla sinistra".

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