Nella maggioranza parte il processo a Saccomanni

Disappunto di premier e partiti: ministro troppo attendista e poco collaborativo

Nella maggioranza parte il processo a Saccomanni

Roma - Fabrizio Saccomanni inizia a parlare ed Enrico Letta cerca con gli occhi lo sguardo di Dario Franceschini. Si fissano, muti, per pochi istanti. Interdetti.
Il vertice di maggioranza parte in salita per il ministro dell'Economia: e i due se ne rendono subito conto. Anche Angelino Alfano s'accorge che qualcosa non va come dovrebbe. Al ministro chiedono soluzioni su Iva, Imu, rimborso dei debiti della pubblica amministrazione. Sulle soluzione adottate per le coperture finanziarie; alcune delle quali - come quelle che aumenta l'acconto Irpef, Ires ed Irap - generano forti perplessità nello stesso presidente del Consiglio. Vorrebbero ascoltare disponibilità alla discussione. Ma quando Saccomanni si fa scappare l'ennesimo «dobbiamo vedere, non siamo ancora pronti, bisogna verificare le compatibilità europee», Letta e Franceschini girano la testa di scatto dall'altra parte.

A quel punto, Letta e Alfano lo spingono ad accogliere la richiesta della maggioranza (sponsor Brunetta) di accettare l'impostazione che sia il governo a presentare emendamenti al decreto «del Fare», a quello sul mercato del lavoro, a quello sull'Iva. Saccomanni s'irrigidisce. Non vuole riscrivere le coperture indicate. «Portatemi le vostre proposte», dice seccato. Ancora uno scambio di occhiate fra Letta e Franceschini. E il ministro per i Rapporti con il Parlamento si scopre dotato di una capacità diplomatica che non pensava di possedere. «Penso sia opportuno che debba essere il governo a fare le proposte emendative», dice. Ed aggiunge dopo una pausa: «Magari su consiglio della maggioranza...».

Brunetta chiede a Saccomanni una nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza: è cambiato il quadro macroeconomico, vogliamo conservare le stesse stime di finanza pubblica? «Non siamo ancora pronti», è la risposta. Il capogruppo del Pdl alla Camera lo incalza: vogliamo passare l'estate con il dubbio «manovra sì» e «manovra no»? «Ne riparleremo a settembre», dice il ministro.

L'imbarazzo è ancora più palpabile per il silenzio di Letta. Il presidente del Consiglio tace: si rende conto dell'atteggiamento della maggioranza nei confronti del ministero dell'Economia e delle sue mancate risposte. Così, al termine del vertice, preferisce sottolineare l'aspetto «positivo» della riunione di maggioranza. «C'è un buon rilancio del governo e del programma. E c'è un'idea di una road map che vada verso il completamento di 18 mesi di lavoro».

Per il rilancio dell'economia tutti convergono su un'accelerazione dei pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione. Ne parlano Letta, Brunetta, Zanda. Il presidente del Consiglio dice che bisogna anche trovare una soluzione sull'Iva e sull'Imu: «Il bilancio 2013 è ancora rigido - commenta -, la copertura va trovata» all'interno del bilancio. E precisa che in autunno ci sarà la legge di Stabilità, «centrata sul rilancio economico e sulla capacità di ridurre le tasse, soprattutto sul lavoro». Temi che, durante il vertice, sono stati appena sfiorati; e nei confronti dei quali lo scetticismo di Saccomanni era palese. Tant'è che, appena il Fondo monetario suggerisce il mantenimento dell'Imu sulla prima casa, il ministro dell'Economia si sbriga a precisare: terremo conto delle osservazioni dell'Fmi.

Benzina accesa sulla maggioranza: anche il Pd, oltre al Pdl e a Scelta civica, vuole rivedere in Parlamento la tassazione sulla casa, al Senato già sono stati depositati emendamenti in questo senso, come altri ce ne sono a favore di un'accelerazione dei rimborsi dello Stato alle aziende. Da qui alla pausa estiva ci sono sette decreti da convertire.

E a questi il capogruppo alla Camera del Pd, Roberto Speranza, aggiunge un disegno di legge costituzionale per l'abolizione delle Province.

In serata, Franceschini «chiosa»: in questa situazione nemmeno De Gasperi farebbe miracoli.

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