"Non sarà il partito dei no a fermarci, il ponte si farà". Matteo Salvini non si è lasciato scoraggiare. L'apertura di un fascicolo di indagine a Roma (senza ipotesi di reato, né indagati) dopo l'esposto di Bonelli, Schlein e Fratoianni non ha smosso di un millimetro la convinzione del ministro di andare avanti con il progetto del ponte tra la Calabria e la Sicilia. Del resto, la denuncia di nove pagine depositata a piazzale Clodio dagli esponenti della sinistra aveva tutte le sembianze di una mossa politicamente ispirata. Elaborata cioè in un contesto di pregressa ostilità verso la grande opera voluta dal governo.
"Solo in Italia si riesce a fare una battaglia politica contro il Ponte, su un'autostrada, su una galleria, sulla Tav", ha difatti lamentato in mattinata lo stesso Salvini, intervenendo su Canale5. Il Ponte sullo Stretto - ha ribadito il leader della Lega e ministro delle Infrastrutture e Trasporti - "serve a unire milioni di siciliani, a inquinare meno e a viaggiare più in fretta". Poi l'affondo contro la sinistra: "Il Pd ha fatto una denuncia alla Procura della Repubblica perchè vogliamo fare il Ponte, che è un diritto di milioni di italiani".
Invitato a scommettere sulle possibilità di realizzazione finale dell'infrastruttura, stamani Salvini non ha accennato ad alcun ripensamento. "Si farà al cento per cento", ha sentenziato. Con buona pace della sinistra che, pur di ostacolare la grande opera, ha fatto partire le carte bollate e scomodato la procura di Roma. Pur senza indietreggiare, il leader leghista ha però esternato tutto il proprio disappunto. "Già 'quasi indagato' con la complicità della sinistra - e usando soldi dei contribuenti italiani - per voler realizzare un’opera pubblica che l'Italia aspetta da cinquant'anni…", ha osservato polemicamente sulla piattaforma X. A fargli eco, lo stesso Carroccio. "Il Pd e la sinistra sono contro le opere pubbliche, il lavoro e lo sviluppo del Paese. Si dimostrano nemici dell'Italia. Le loro minacce non ci fermeranno. Continuiamo a lavorare per sbloccare e completare tutte le opere ferme da troppo tempo", hanno riferito foni del partito salviniano.
In compenso, da sinistra c'è chi ha candidamente rivendicato la mossa giudiziaria. "Ministro Salvini, il ponte non è un diritto, è solo una tua esigenza politica. I diritti che chiedono gli italiani a gran voce sono quelli di avere ferrovie che funzionano, una sanità che funziona, scuole che non vadano a pezzi, costruire depuratori (quelli che mancano al sud). Tu hai sottratto agli italiani 12 mld di euro per finanziare le vere infrastrutture socialmente utili, riattivando una gara vecchia di 12 anni con un progetto che non aveva il via libera per la valutazione di impatto ambientale, cosa che non sarebbe stata consentita a nessun imprenditore italiano. Tu invece lo hai fatto!", ha attaccato il co-portavoce di Europa Verde e deputato di AVS Angelo Bonelli, scagliando accuse gratuite.
Duro il commento del senatore messinese Nino Germanà, vicepresidente del Gruppo Lega e segretario in commissione Trasporti a Palazzo Madama. Commentando l'apertura del fascicolo a Roma, l'esponente del Carroccio ha parlato di "solito metodo della sinistra che, quando perde nelle urne, utilizza i tribunali per attaccare l'avversario politico. Un atteggiamento vergognoso da parte di chi per anni ha bloccato lo sviluppo del Sud, umiliandolo". Il senatore ha quindi ribadito l'importanza del Ponte sullo Stretto come "opera strategica per la crescita economica e occupazionale del Meridione".
E di nuovo, sulla scia delle parole pronunciate da Salvini, ha contestato la sinistra e i suoi esponenti: "I loro no ideologici e strumentali, di certo, non ci fermeranno: noi andremo avanti nella sua realizzazione per il bene dei siciliani, dei calabresi e di tutti gli italiani".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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