"Non mi dimetto, ho rispettato un impegno di Stato". Lollobrigida ferma l'assalto della sinistra

Il ministro dell'Agricoltura frena l'offensiva rossa: "La fermata straordinaria è consentita dal regolamento delle Ferrovie. Ci sono stati già 207 casi"

"Non mi dimetto, ho rispettato un impegno di Stato". Lollobrigida ferma l'assalto della sinistra
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Nessun abuso di potere, nessuna arroganza, nessun atto di presunzione. Solo un servizio messo a disposizione dei viaggiatori e il rispetto di un impegno di Stato. Si difende così Francesco Lollobrigida, finito al centro della bufera dopo la notizia diffusa da Il Fatto Quotidiano secondo cui il ministro dell'Agricoltura si sarebbe fatto riservare una fermata ad personam per scendere dal Frecciarossa Torino-Salerno. L'esponente del governo guidato da Giorgia Meloni ha però ricostruito la dinamica del caso, facendo chiarezza su quanto accaduto e respingendo l'assalto della solita sinistra che in tempo zero aveva chiesto le dimissioni.

Si tratta dell'ennesimo attacco all'indirizzo di Lollobrigida, dalla frase sulla sostituzione etnica alla posizione nettamente contraria verso la carne sintetica. Senza ovviamente dimenticare le uscite sulla sua vita privata. Il ministro dell'Agricoltura, intervistato da Libero, ha smentito di aver imposto al treno di fermarsi (che tra l'altro era già in ritardo) per poter godere di una fermata personalizzata. A tal proposito ha affermato di aver chiesto, "al pari di altri viaggiatori", di esercitare quanto consentito dal contratto di viaggio.

Le porte del treno si sono aperte a Ciampino. Dal suo canto Lollobrigida ha chiesto di poter scendere alla prima fermata utile spiegando le sue ragioni al capotreno. "La fermata straordinaria è consentita dal regolamento delle Ferrovie", ha fatto notare. Per il titolare del dicastero della Sovranità alimentare non vi è stata alcuna violazione di legge e ha aggiunto che non si è registrato alcun ritardo, disagio o costo aggiuntivo "per nessuno".

Quanto all'opportunità del suo gesto, al di là della questione di metodo, Lollobrigida ha voluto puntare l'attenzione sulla questione di merito. Martedì era chiamato a Caivano per piantare l'albero di Falcone in una piazza riqualificata, luogo in cui fino a poco tempo fa si svolgevano attività di spaccio. Ad aspettarlo vi erano bambini, la banda, i carabinieri, cittadini che finalmente auspicano un cambio di passo a favore della legalità. "Che figura ci avrebbero fatto le istituzioni se non mi fossi presentato?", si è interrogato.

Per il ministro dell'Agricoltura era fondamentale rappresentare lo Stato in un posto in cui lo Stato "è rimasto assente troppo a lungo". Sul treno si era registrato un ritardo di ben 100 minuti, motivo per cui a quel punto ha chiesto di poter scendere in attesa di sapere se l'istanza potesse essere accolta. Un punto su cui si è voluto soffermare, visto che ha citato un numero ben preciso: "Ci sono stati 207 casi di treni che hanno effettuato fermate straordinarie per agevolare i passeggeri". Molti precedenti. Così è sceso a Ciampino ("come altri passeggeri") per poi proseguire in automobile in direzione Caivano.

Lollobrigida ha bollato le accuse giunte dall'opposizione come elementi che compongono "un film grottesco". Attacchi giudicati pretestuosi. Da qui il "no" secco all'ipotesi dimissioni tanto auspicato dal fronte rosso: "E perché dovrei? Mi risulta che il mio lavoro sia molto apprezzato da tutte le categorie appartenenti al settore agro-alimentare".

L'esponente del governo Meloni ha puntato il dito contro i partiti al di fuori della maggioranza che, non riuscendo "a segnare un punto", puntualmente provano a chiedere le teste di qualche ministro o dei loro collaboratori. In mattinata il ministro non ha escluso la possibilità di riferire in Aula: "Non sono mai fuggito al confronto". Si chiuderà così l'ennesima uscita a vuoto della sinistra italiana?

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