“Felice di sentirmi veramente libera di scegliere”. Sono state queste le prime parole della cinquantenne Laura Santi, affetta da 25 anni da una forma progressiva di sclerosi multipla, dopo che è arrivata la relazione della commissione medica dell'azienda sanitaria dell'Umbria.
A comunicarlo è stata l’associazione Luca Coscioni che ha spiegato che la decisione è arrivata in quanto Sarti è affetta da una patologia irreversibile che provoca sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili ed è dipendente da trattamenti di sostegno vitale. La donna, per ora di Perugia è la prima umbra e la nona italiana in assoluto ad aver ottenuto l’ok alla morte volontaria assistita, ma per ora non intende avvalersi della procedura. “Sono anni che lotto per difendere la libertà di scelta alla fine della vita”, ha detto Santi che ha combatte questa battaglia non solo per sé stessa “da molto prima che – dice - la mia malattia si aggravasse e mi rendesse completamente tetraplegica, preda di dolori, spasmi e sofferenze quotidiane”. La donna si augura che “il prossimo Consiglio regionale voglia finalmente discutere e approvare la legge Liberi subito, come chiediamo insieme all'associazione Luca Coscioni da due anni”. Grande soddisfazione è stata espressa anche da Marco Cappato, tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni, e da Filomena Gallo, segretaria e coordinatrice del team legale che assiste Laura Santi, che evidenziano“la tenacia con la quale ha resistito e persistito nell'agire alla luce del sole per l'affermazione dei propri diritti è un atto di amore e di fiducia, nonostante tutto, nei confronti della legge, e persino della sua Regione”. Cappato e Gallo accusano la Regione per i due anni di attesa per il responso. Anni che vengono descritti come“il risultato di accanimento burocratico e ostilità ideologica da parte del potere regionale che gestisce la Sanità”. E assicurano che resteranno al fianco della donna: “qualunque sarà la sua scelta”.
Il diritto al suicidio medicalmente assistito, come ricorda il Corriere della Sera, in Italia è stato riconosciuto dalla Consulta nel 2019, anno in cui ha chiesto al
Parlamento di legiferare in merito, cosa che non è ancora avvenuta e il governo Meloni non sembra intenzionato a farlo, tant'è vero che ha fatto ricorso al Tar per bloccare il regolamento stabilito dalla regione Emilia Romagna.
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