Bersani fa l’indignato. Non contro Monti, non contro la Tav, neppure contro Berlusconi. Bersani è indignato per colpa di Travaglio. «Non può fare il monopolista della morale». Incredibile. Dopo anni quest’uomo, quasi omonimo di un cantante di Sanremo, guarda in faccia Travaglio e si accorge che è un Torquemada alla bagna càuda. Tutto questo avviene in diretta nello studio di Servizio Pubblico con un Santoro che cerca di mettere una pezza tra di due contendenti. Travaglio si mette a parlare di alta velocità e accusa il Pd di appoggiare la grande opera perché nel circo degli appalti ci sono le coop rosse. Insomma, fa capire che il buon Bersani non è al di sopra di ogni sospetto e le sue scelte politiche guardano il portafoglio. Il metodo è il solito. Il metodo Travaglio. Dice e non dice, insinua, sospetta, e alla fine condanna. Lo applica soprattutto contro i berluscones. Questa volta davanti alla laica inquisizione ci finisce il segretario del Pd. Si vede che non è abituato. È che di questi tempi i nemici storici scarseggiano e Travaglio deve allargare la lista dei presunti colpevoli.
Bersani la prende male: «Travaglio può fare qualsiasi cosa, anche il piano dei trasporti nazionali. Quello che non può fare è mettere in dubbio la mia onestà. Non può farlo e non lo permetto. Un po’ di morale ce l’ho anch’io». E mentre parla muove il ditino irritato. Travaglio cerca di interromperlo: «È falso che ci lavora anche una cooperativa rossa?». Bersani insiste: «Esistono anche delle persone per bene». Travaglio fa il Travaglio: «Evidentemente Bersani ha la coda di paglia». Bersani: «Insiste. Continuiamo». Travaglio: «Io non ho mai messo in dubbio la sua moralità. Se avessi degli elementi l’avrei detto. È lei che ha capito male». E qui lo spirito di Savonarola, con un tocco di Totò, si impossessa completamente del giornalista piemontese: «Omnia munda mundis. Tutto è puro per i puri. E omnia sozza sozzis, evidentemente». Infatti, è puro cabaret giustizialista. «Stai attento, Travaglio». «Attento tu Bersani». Lo show finisce quando Santoro agguanta la museruola: «Basta così, Marco».
La sorpresa dello spettacolo è nella maschera di Bersani. Travaglio in fondo è sempre lo stesso. È il segretario del Pd che sgrana gli occhi. Non capisce. Come? Ma hai capito con chi stai parlando? Tu metti in dubbio la mia onestà? Io sono il segretario del più grande partito di sinistra. Sono la questione morale. Sono l’erede di Berlinguer. Sono ciò che resta del Pci. È lo scontro fratricida da due monopolisti della morale. È come se Savonarola desse del disonesto a Torquemada e viceversa. È il partito «chiesa» attaccato dal grande sacerdote del giustizialismo italiano. Praticamente una guerra di religione. Non è un caso che il più difficoltà di tutti sia proprio Santoro che non sa più per quale moralismo tifare.
Il guaio di Bersani e dei suoi compagni di partito è che per troppi anni si sono avvinazzati con il metodo Travaglio. Si sono dati di gomito quando mirava ad altezza d’uomo, colpendo i suoi nemici con la tecnica dell’insulto personale e dei difetti fisici, lasciando nell’aria sempre l’ombra del sospetto.
Ora che tocca a loro rosicano. Travaglio di questi tempi è affamato di nemici e Bersani è una preda rosa e succulenta. In questi casi valgono le vecchie massime. Non chiederti per chi si alza l’indice dell’inquisitore. Potrebbe alzarsi anche per te.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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