Ora i grillini vogliono guidare senza patente

L'ascesa del Movimento 5 stelle parrebbe costante e irresistibile: 20,2 per cento. Roba da far strabuzzare gli occhi. Come si spiega?

Ora i grillini vogliono guidare senza patente
Meglio ripetere che le ri­cerche demoscopiche vanno prese con le pinze, ma non sottovalutate. Sono uti­li per orientarsi. E in questo mo­mentaccio per la politica una bus­sola è necessaria. Secondo Euromedia il Pdl, da quando appoggia il governo Monti, è calato dal 27 al 20 per cento. Dal che si capisce perché fra i berlusconiani (tiepidi e caldi) serpeggi il sospetto che i tecnici, oltre a non far bene all’economia italiana facciano molto ma­le alla salute del partito del Cava­liere. Più che un sospetto, convie­ne ammetterlo, è una certezza. Che giustifica la fretta dei dirigen­ti di fare qualcosa per recuperare il terreno perduto, anche se in tut­ti c’è la consapevolezza di quanto sia difficile trovare una soluzione per risalire la china.

Transeat. L’importante è che non per­dano tempo in discussioni oziose, una co­stante nella storia della Repubblica, un freno a qualsiasi iniziativa. Secondo un al­tro recente sondaggio svolto da Swg, la débâcle dei partiti sarebbe ancora più ac­centuata. Dati impressionanti che fanno dubitare della loro fondatezza, e li riportiamo per dovere di cronaca: la fiducia de­gli italiani nel premier tocca il punto più basso, 34 per cento. L’ascesa del Movi­mento 5 stelle parrebbe costante e irresi­stibile: 20,2 per cento. Roba da far strabuz­zare gli occhi. Il Pd di Pierluigi Bersani ar­ranca: 23,2 per cento. Quanto al Pdl, la di­minuzione dei consensi è raggelante: po­co più del 15 per cento.

Si tratta di intenzioni di voto espresse a freddo, quindi, in caso di elezioni politi­che imminenti, sarebbero suscettibili di mutamenti anche assai sensibili. Ma prendiamole per buone solo allo scopo di fare un ragionamentino. Il fenomeno più preoccupante per i partiti, grandi e picco­li, è l’esplosione dei grillini. Altro che fuo­co di paglia, è un incendio. Come si spie­ga? La politica tradizionale ha disgustato per varie cause: la logomachia dei leader, la scarsa concretezza degli annunci, l’in­capacità organizzativa, la tendenza a spre­care tempo, l’indecisionismo diffuso, l’inerzia assoluta.Finché la situazione era normale, pur grottesca come sempre, la democrazia rappresentativa ha tenuto, tra alti e bassi, soprattutto bassi. Ma quan­do la crisi ha affondato i denti nelle carni già provate dei cittadini, il sistema - istitu­zionalmente vecchio, inadeguato - è salta­to.

L’antipolitica in embrione c’era già, pe­rò si era manifestata in prevalenza attra­verso i media, giornali, tivù e alcuni libri­inchiesta da cui emergeva, con tanto di do­cumenti, un Paese dissipatore, male am­ministrato, in balia della Casta arraffona e inconcludente. Poi è arrivato Beppe Gril­lo.

Rinfrancatosi con un lungo allenamen­to nell’arte ruffiana di mandare «affan» chiunque, egli ha colto l’attimo propizio per cavalcare la tigre della protesta.

E adesso, favorito dai tecnici pri­vi di tecnica, chi lo ferma più?

Chiunque non soppor­ti l­a verbosità della politi­ca e le «solite facce» da talk show, non esita a sce­gliere i grillini. Non per­ché costoro siano affidabi­li e presentino un program­ma persuasivo, figuriamoci, bensì per il piacere di fare un dispetto a quelli delle poltrone, dei rimborsi eletto­rali maneggiati da Lusi e Belsito e finiti chissà in quali tasche.Il successo di«5 stel­le » è tutto qua, e diventa gigantesco grazie all’abilità cialtronesca e predicatoria del comico ligure.

Non c’è altro da aggiungere per com­prendere la politica intorcinata dei nostri giorni. Dopo l’ora degli inetti, è scattata l’ora degli sciacalli e delle iene. Dei quali i partiti hanno terrore, ne sono addirittura paralizzati, non reagiscono se non at­taccando lo specchio - i media - che riflette la brutta realtà di cui i parti­ti stessi sono stati artefici.

È sempre stato così. Chi sbaglia, pur di non am­mettere che ha sbagliato, se la prende con chi racconta i suoi errori. Noi giornalisti non siamo esenti da colpe, per carità, ma abbiamo una attenuante mica tanto generica: non abbiamo mai governato né tentato di farlo attraverso i personaggi dei quali ci siamo occupati. Ecco perché abbiamo conserva­to un minimo di lucidità che ci consente di dire a lorsignori: trascurate Grillo - è un sin­tomo e non la malattia - e pensate a rico­struirvi una reputazione, piuttosto. Non lo affermiamo per consolarvi, ma perché abbiamo constatato un fatto: «5 stelle» a Parma ha stravinto le elezioni e imposto un proprio sindaco, un giovanotto di belle speranze e di bell’aspetto e basta, il quale a un mese dal proprio insediamento non è ancora riuscito, povero figlio, a combina­re un accidenti. Non ha composto nemme­no la giunta. È lì sperduto tra le scartoffie e non sa da quale parte voltarsi.

Un conto è raccogliere, da provetto spaz­zino, i suffragi persi dai partiti, un altro è guidare una amministrazione comunale disastrata, indebitata, in bolletta nera. Grillo e i suoi apostoli si distruggeranno da sé quando saranno chiamati a fare ciò a cui sono impreparati. Non curatevi di lo­ro.

Non sprecate energie a combatterli. Il problema non sono i grillini, ma siete voi illustri politici che, invece di ascoltare la gente- e noi siamo la gente- vi affannate a difendere il vostro miserabile potere, con poltrone annesse.

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