"Orgogliosi di nostra figlia linciata per le foto sexy"

A 14 anni invia un video osé a un ragazzo e lui viene condannato per averlo diffuso sul web. Ma, dicono i genitori di lei, "a essere disprezzata da tutti è la vittima"

"Orgogliosi di nostra figlia linciata per le foto sexy"

Sarebbe stata la «prova d'amore» dei quattordici anni, un video piccante girato per un ragazzo più grande, su cui fare colpo. Invece è divenuto il grottesco pretesto per un'umiliazione pubblica, una sequenza di immagini dal significato distorto fin a far diventare la vittima bersaglio di giudizi e insulti tra adolescenti e adulti, rimbalzato da un cellulare all'altro, fino al web. A dieci giorni dalla condanna di un diciannovenne per istigazione alla produzione e divulgazione di materiale pedopornografico, a parlare è la famiglia della ragazzina: «Vogliamo che nostra figlia sappia quanto siamo orgogliosi di lei, vogliamo che il mondo sappia a quale linciaggio mediatico è stata sottoposta una ragazzina di quattordici anni. Quanto male le hanno fatto».
Era la primavera del 2012, la primavera del cuore anche per Viola (nome di fantasia), che tra i banchi aveva forse scoperto il primo amore in un ragazzo appena maggiorenne, il «bello della scuola». A.P. non ha però dimostrato di aver imparato a voler bene: «Se vuoi che stia con te devi riprenderti, e poi mandarmi il video». La richiesta di un video fin troppo intimo, da concludere con un sorriso ammiccante, aveva spiazzato Viola. La ragazzina aveva telefonato a un coetaneo che riteneva suo amico, e lui l'aveva incoraggiata: «È pieno di ragazzine che fanno le f... di legno, se lo vuoi accontentalo» (si legge in un sms contenuto nel cellulare della minore).

Viola asseconda la richiesta, invia ingenuamente ad A.P. le immagini che la ritraggono nelle parti intime e in volto. In poco meno di un'ora si scatena l'inferno. Il video comincia a diffondersi come un virus attraverso un'applicazione per cellulari, poi vola su internet e diventa di dominio pubblico. Il telefonino della quattordicenne si intasa di sms di scherno. Il mondo là fuori interpreta a modo suo, grazie alla scelta di A.P. e di altri due ragazzini (la loro posizione è attualmente al vaglio della Procura dei Minori) di umiliarla pubblicamente. Il diciannovenne, è stato condannato a due anni e otto mesi, con una multa di 11.000 euro e una provvisionale di 100.000. Ma i genitori di Viola, e lei stessa, non si sentono ancora «liberi» da questa storia: «Mia figlia è stata forte, appena è scoppiata la bomba è venuta da noi, ci ha chiesto di parlare - racconta il padre - quando ha raccontato l'accaduto mi ha consegnato il cellulare. Ho letto tutti quei messaggi, ho chiamato gli avvocati ed abbiamo immediatamente sporto denuncia». Un padre e una madre che hanno dovuto affrontare l'intimità della loro bambina come fosse un pugno in piena faccia: «Viola ha pagato, così anche sua madre - prosegue l'uomo - si è scatenato il circo mediatico, l'hanno colpevolizzata da morire così come sua madre. Invece gli autori, ragazzi della "Monza bene", sono stati meno giudicati». A scuola, pochi giorni dopo l'accaduto, alcune ragazze avevano una loro idea sulla faccenda "Avrebbe dovuto dire semplicemente no", e ancora "Eh ma è una che vuol farsi notare, io non lo avrei fatto"». Giudizi che fanno male: «Abbiamo camminato sempre a testa alta, noi - dichiara la madre di Viola - eppure mia figlia è stata definita quella "disinvolta" e io la madre "disattenta". Il mio secondo figlio, alle medie, ha passato un anno da vittima di bullismo per questa storia. La scuola ha fatto il suo lavoro ma non capiamo il perché di queste reazioni». Forse perché Viola è una ragazza di carattere, sarà una donna forte. E poi canta, tanto che ha girato un video cantando una cover: «Lo aveva pubblicato su youtube - prosegue il padre della quattordicenne - qualcuno lo ha scaricato e modificato inserendoci pezzi di quello precedente. E lo ha ripubblicato. Immagini la reazione di mia figlia. E poi ancora oggi ci imbrattano casa di scritte, di ingiurie». Intanto A.P. non ha mai chiesto scusa. Aveva offerto 1.300 euro di risarcimento: «Probabilmente calcolati come per i sinistri stradali - spiega l'avvocato Roberta Succi, che insieme a Francesco Laratta difende la famiglia - mai una scusa. Attendiamo ora l'esito dei procedimenti contro i minori». Secondo un'indagine di Telefono Azzurro un adolescente su quattro in Italia invia o riceve sms a sfondo sessuale con o senza immagini.

Il fenomeno è imponente, difficile sentirsi al sicuro, magari perché «migliori». A Monza due genitori l'hanno imparato a proprie spese. Ora vorrebbero che lo capisse anche chi sta giocando con la vita di un'adolescente.

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