Orlando, il ritorno del "grande vecchio"

Leoluca va al potere per la quarta volta. E fa la voce grossa con Bersani: "Chi chiede poltrone può andarsene"

Orlando, il ritorno del "grande vecchio"

Palermo - Palermo ha il nuovo sindaco, ma il nuovo sindaco è il vecchio sindaco, anzi «u Sinnacu» per antonomasia che dopo 12 anni si riprende una poltrona che è stata già sua sempre per 12 anni: è Leoluca Orlando, che nel 1993 è stato eletto con il 73 per cento di preferenze e che oggi, 19 anni dopo, bissa quel successo, stracciando al ballottaggio, con il 72,4 per cento di preferenze, il suo ex delfino candidato dal Pd e da Vendola, Fabrizio Ferrandelli, che si è fermato al 27,5 per cento.
Vittoria netta, quella di Orlando. Vittoria annunciata. Con un valore aggiunto: perché nel ’93 Leoluca Orlando, giovane davvero, vinceva con una sinistra che lo appoggiava in blocco; mentre oggi, nel 2012, vince solo contro tutti, sotterrando il partito di Bersani, il vero grande sconfitto di questa tornata di amministrative palermitane. Non ne ha azzeccata una, il Pd, a Palermo. Prima la sconfitta alle primarie con Rita Borsellino, poi la decisione di tenere in piedi a ogni costo le primarie che avevano incoronato Ferrandelli per una manciata di voti avallando la corsa divisa della sinistra. Ha vinto Orlando, candidato di rottura solo contro tutti, il candidato che «il sindaco lo sa fare», diceva il suo slogan. Ha vinto, anzi trionfato. E Orlando, a Pd e compagni, non le manda a dire. «Mi auguro che Bersani - sillaba - non dico D’Alema che a Palermo si è comportato come Andreotti, si dia una regolata». E a Bersani che gli fa gli auguri e auspica una «collaborazione possibile» replica a muso duro: «Collaborerò con tutti i palermitani, ma senza titoli di preferenza, perché il sindaco sono io. Chi chiede poltrone può andarsene».
Per l’incoronazione a Orlando Terzo (con l’elezione diretta, il mandato in realtà è il quarto o forse addirittura il quinto se si contano quelli antecedenti al 1993) il neo sindaco sceglie un ambiente regale: hotel a 4 stelle in un palazzo antico nel cuore del centro storico, il piano nobile, il secondo, praticamente riservato per intero tra sala stampa, area conferenze, terrazza chic. La festa c’è, ma è in tono minore, le tragedie di Brindisi e del terremoto in Emilia impongono sobrietà. Solo il buffet, degno più di un matrimonio che di un’elezione a sindaco, dà il segno di quanto «Luca, Luca, Luca» ci tenesse davvero a vincere. La terrazza delle feste è stracolma, non solo di giornalisti. Ci sono i fedelissimi, e anche qualche «pentito» del Pd, che pubblicamente ha deciso di appoggiare lui e non il candidato ufficiale Ferrandelli. Qualche faccia che con la sinistra, come dice Di Pietro, non c’azzecca niente, qua e là si nota. E per Idv c’è il capogruppo alla Camera Massimo Donadi. Come una sposa, il Leoluca Orlando ufficialmente sindaco si fa attendere. Ma l’applauso che lo accoglie è tiepido, nulla a che vedere con i cori da stadio di due settimane fa quelli sì, di giubilo, per il successo sperato ma non certo.
«La mia vittoria è uno schiaffo in faccia al sistema dei partiti - puntualizza subito a Bersani e Vendola - o capiscono la lezione di Palermo o non andranno da nessuna parte. Qui sta nascendo la Terza Repubblica». Primo atto da sindaco? Incontrare Monti: «Gli chiederò se vuole continuare a essere un tecnico senz’anima restando prigioniero della Merkel o se invece affronterà il disagio sociale». E sul grillino sindaco di Parma: «Ha un’anima - dice - ma io ho un’anima e un po’ d’esperienza come amministratore». Niente festa, omaggio a Melissa e per le vittime del terremoto. Ma a un bagnetto di folla, nella piazza antistante l’albergo, re Orlando terzo non resiste.

Ad attenderlo sì e no 500 persone: «Auguri a questa città, grazie Palermo». Per il governo della città, nessun problema, la maggioranza è bulgara: Idv ha il premio di maggioranza, 30 consiglieri. «Beh, dai voti avuti me ne toccherebbero 34...». «u Sinnacu», il re di Palermo, è tornato.

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