Orlando lo sprecone riporta al "Massimo" il manager del deficit

Il sovrintendente Cognata ha risanato il teatro eppure il sindaco Idv vuole sostituirlo. Con chi lo aveva affossato

Orlando lo sprecone riporta al "Massimo" il manager del deficit

Palermo L'ombra di un passato imbarazzante incombe su un presente virtuoso. Il nuovo-vecchio sindaco di Palermo, Leoluca Orlando ha dichiarato guerra al sovrintendente del Teatro Massimo di Palermo, Antonio Cognata, chiamato nel 2004 dall'allora primo cittadino Pdl, Diego Cammarata, a riparare i bilanci in rosso dell'ente, gestito fino al 2002 da Francesco Giambrone, attuale assessore alla cultura del Comune. Lo stesso che oggi starebbe per essere designato a subentrare a Cognata, inviso all'Orlando furioso.
Da quando è stato eletto, Orlando ha messo nel mirino il sovrintendente. Presunte anomalie nella gestione del teatro, tipo la nomina - illegittima, sostiene Orlando - di un membro del Cda e la denuncia alla Corte dei Conti di Antonio Cognata per «danno erariale, gestione folle e dissennata», ha tuonato, giorni fa, in conferenza stampa. Sui conti non c'è storia, in realtà. Infatti il ministero dei Beni culturali ha appena bocciato la sua richiesta di commissariamento. Ma Orlando non demorde e, da quando una parte dei lavoratori (insoddisfatti dalle politiche di rigore di Cognata) ha occupato gli uffici della Sovrintendenza, soffia sul fuoco. Ora il Massimo è ingovernabile.

Il mondo della lirica, che vede nel teatro palermitano un modello di sostenibilità, è indignato. Classic Voice, il mensile di musica più letto in Italia, ha dedicato la copertina allo «Scandalo Massimo», denunciando il tradimento di ogni criterio meritocratico, basato sulla buona gestione. Tra l'altro la nuova legge che regola le Fondazioni liriche stabilisce l'autonomia dei cda rispetto al potere politico: come nelle aziende. Ma perché il sindaco Idv se la prende con il sovrintendente che ha risanato i conti? «Se si tratta di differenze di vedute sulla gestione del teatro, rispondo che del Massimo il sindaco e io non abbiamo parlato», ha dichiarato Cognata alla rivista. Sarà che il Massimo è una delle pochissime realtà pubbliche dalle quali trarre profitti. Eppure, per anni il teatro è stato in rosso, strozzato da debiti che nel 2004 toccarono la cifra record di 27 milioni. Un generatore di guai per le casse dei principali finanziatori - Stato ed enti locali - con passivi di bilancio da capogiro: l'esercizio del 2002 si chiuse con un deficit di 13 milioni.

Nel 2004 arriva un nuovo sovrintendente, appunto Cognata, economista con studi a New York e cattedra a Palermo. Grazie a una politica di risparmio e rigore, fatta anche di licenziamenti dei dipendenti «malati» in casa, ma sorpresi a lavorare altrove, dal 2004 il bilancio non fa una grinza: sette esercizi consecutivi in attivo, con risparmi da 1 a 4 milioni all'anno, destinati a ripianare il debito pregresso, ora pari a 16 milioni. Un risultato economico ottenuto senza sacrificare la resa artistica. Negli ultimi anni, il Massimo si è aggiudicato tre Oscar dell'opera (ovvero il Premio Abbiati) e oggi è l'unica Fondazione lirica, insieme alla Scala, ad avere la liquidità necessaria per mettere in scena il kolossal della lirica, la Tetralogia di Wagner.
Ora il ribaltone. In campagna elettorale Orlando l'aveva promesso, vuole rimettere le mani sull'istituzione più sana e ricca della città.

I più informati sostengono che, saltata la testa di Cognata, in pole position ci sia proprio Giambrone, sovrintendente negli anni della voragine del debito e poi al Maggio fiorentino dal 2006 al 2010, dove la gestione vivace è stata oggetto - a luglio - di un'interrogazione parlamentare.

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