"Partito massimalista". Pure Borghi lascia il Pd e attacca la Schlein

Il Pd perde pezzi. Enrico Borghi lascia il partito e si scaglia contro Elly Schlein: "Ha ridotto i dem a un partito massimalista"

"Partito massimalista". Pure Borghi lascia il Pd e attacca la Schlein

Il Partito democratico continua a perdere pezzi. Dopo l’addio di Giuseppe Fioroni, ex ministro dell’istruzione per il governo Prodi, dopo il pesante addio di Andrea Marcucci, ex capogruppo dem al Senato, oggi arriva il terzo annuncio. Il senatore dem, Enrico Borghi, in netto contrasto con la linea politica della nuova segreteria, decide di abbandonare il partito per approdare nel gruppo di Italia Viva. La situazione è sempre più chiara. I moderati dem non hanno più una casa politica e decidono di correre al riparo da Matteo Renzi, nemico numero uno del “nuovo” Pd versione massimalista.

Enrico Borghi lascia il Pd

Elly Schlein, tra mille nodi irrisolti, dovrà fare i conti con i mal di pancia dei cattolici dem. La nuova segreteria stilata dalla leader dem non ha convinto l’area più moderata del partito e non ha fatto altro che acuire le divergenze interne. Il “parlamentino” Pd targato Schlein sembra tutto tranne che il risultato di un compromesso tra le parti. I nomi calati dall’alto, oltre ad essere un grosso azzardo politico, hanno già avuto delle conseguenze negative. I moderati dem si sento sempre meno rappresentati e, passo dopo passo, decidono di abbondare la nave. Prima Fioroni, poi Marcucci, adesso Enrico Borghi.

Il senatore dem annuncia il suo passaggio a Italia Viva direttamente dalle colonne di Repubblica. Le parole scelte dall’esponente dem non fanno altro che confermare le difficoltà di Elly Schlein nel tenere a bada i malumori interni. “Il Pd – si sfoga Borghi –è diventato la casa di una sinistra massimalista figlia della cancel culture americana che non fa sintesi e non dialoga”.“Le prime scelte di Schlein – attacca il senatore – rappresentano una mutazione genetica: da partito riformista a un partito massimalista di sinistra”.

Il Pd versione "massimalista"

Resistenza al fascismo immaginario, attacchi per nulla sorvegliati nei confronti del governo, il nodo irrisolto delle alleanze, i troppi silenzi imbarazzati e imbarazzanti sulle questioni più dirimenti, dalla politica estera al nodo termovalorizzatore romano. Il Pd targato Schlein ha tolto la maschera e si è mostrato per quello che è: un partito a vocazione minoritaria, massimalista, radicale, e schiacciato su posizioni paragrilline.“C’è un percorso di omologazione culturale – spiega Borghi – che parla di deboli e poi agevola lo sfruttamento proprio dei più deboli. Una spinta fortissima a parlare di diritti sganciata dai doveri”.

A far rumore sono soprattutto i silenzi di Elly Schlein: “Su energia e tecnologia, e parlo anche di sviluppo militare, con chi vogliamo stare? Con le democrazie o con le autocrazie? Ma ci rendiamo conto che Schlein non parla più di imprese, di professioni e di partite Iva?”.

Il filosofo e politologo, Augusto Del Noce, lo aveva già profetizzato diversi anni prima. Il partito radicale di massa teorizzato da Del Noce calza a pennello con la parabola odierna del Pd firmato Schlein.

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