Il partito reagisce all'assedio E spunta Marina come erede

L'ipotesi della nuova discesa in campo: aumentano le indiscrezioni sul Cav pronto a lasciare la leadership alla figlia. I deputati aprono: "Con lei torna lo spirito del '94"

Il partito reagisce all'assedio E spunta Marina come erede

Roma - L'amarezza, la rabbia, la fibrillazione, il senso di impotenza, la voglia di reagire. Ma anche un nome che ricorre sulle labbra di molti e scuote il partito, accendendo suggestioni: quello di Marina Berlusconi. «Ieri sera ad Arcore c'è stata una cena. Credo che lì Berlusconi si sia convinto che la figlia Marina sia la sua erede» politica, rivela Luigi Bisignani, ospite della trasmissione Un Giorno da pecora su RadioDue. «So che sta studiando con un uomo che aveva già fatto Forza Italia nel '94, Paolo Del Debbio, professore di filosofia, quello che fece il programma nel '94, credo sia uno di quelli più ascoltati». Secondo lei come prenderebbero i fratelli di Marina una sua leadership? «Marina ha un grande carisma sui fratelli e anche su Pier Silvio, che la adora».
Una indiscrezione che Daniela Santanchè commenta così. «Marina Berlusconi alla guida del partito? Spero che Bisignani abbia ragione. Ne sarei ben contenta». Un benvenuto al quale si uniscono da Strasburgo sia Susy De Martini sia Lara Comi. «Marina Berlusconi a capo di una Forza Italia 2.0 sarebbe un'ottima prospettiva» dice Comi. «Spero che la rivelazione non sia una battuta giornalistica ma corrisponda al vero. Marina è una grande imprenditrice, oltre che una donna forte e capace di farsi valere, nel lavoro come nella vita privata». Così come non manca l'invito a una discesa in campo firmato da Michaela Biancofiore. «Noi un Renzi, molto più serio, preparato e affidabile, lo abbiamo e si chiama Marina Berlusconi. Se sceglierà di farlo, avrà tutto il partito compatto alle sue spalle e il rispetto di tutti».
In realtà la primogenita del presidente del Pdl ha sempre negato decisamente un suo coinvolgimento diretto in politica. Ma la sua partecipazione alle vicende giudiziarie del padre è sempre stata vibrante. Inevitabile che in Transatlantico si ragioni molto sul suo potenziale elettorale. «Lei il partito-azienda saprebbe come gestirlo, saprebbe come fare fund raising e avrebbe il profilo ideale per lottare ad armi pari e sullo stesso terreno generazionale con il sindaco di Firenze», discutono tra loro alcuni deputati. «Con la differenza che lei ha dimostrato sul campo di saper esercitare una professione vera, al di fuori della politica». Sempre sul filo dei ragionamenti in libertà, qualcuno sogna il coinvolgimento di altri giovani imprenditori come Guido Barilla e Alessandro Benetton come alfieri del lancio di una nuova Forza Italia. E c'è anche chi prova a disegnare una road-map che vedrebbe la candidatura di Marina alle prossime Europee, un primo test in vista di una futura battaglia politica. Inoltre c'è chi fa notare che soltanto lei potrebbe permettersi un restyling profondo del partito e imporre una scossa, facendo rivivere lo spirito del '94. «E poi» ragionano «non è che Berlusconi sparirebbe, insieme potrebbero fare cose importanti». Per accreditare questa tesi i parlamentari azzurri si aggrappano alle dichiarazioni infuocate rilasciate da Marina dopo la sentenza: «Abbiamo dovuto assistere è uno spettacolo assurdo che con la giustizia nulla ha a che vedere, uno spettacolo che la giustizia non si merita. Non chiamiamola sentenza. Non chiamiamolo processo. Soprattutto, non chiamiamola giustizia».

E qualcuno ricorda una intervista a Panorama in cui confessò «Una gran rabbia, la rabbia dell'impotenza, perché da questa ingiustizia è molto difficile difendersi». Un «assedio» che secondo molti esponenti del Pdl ora tocca a lei provare a rompere.

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