Ancor prima di aver in mano il risultato delle elezioni, i democratici brigano già per fare un inciucio e riuscire a governare. Al quartier generale di via del Nazareno si sta, infatti, facendo strada l'ipotesi di un accordo con i centristi che sostengono l'agenda Monti. Nonostante il Professore abbia più volte fatto presente che non intende scendere a patti con quella sinistra, radicale (il Sel di Nichi Vendola) e sindacalizzata (la Cgil di Susanna Camusso), che "blocca le riforme" e ritarda la crescita del Paese, i vertici del piddì stanno cercando di agganciare i montiani per una Große Koalition alla tedesca che gli permetta di governare nonostante lo stallo a Palazzo Madama.
"Se nessuno prevale, è chiaro che si apre la strada ai compromessi". In un lungo colloquio con il Corriere della Sera, l'ex presidente del Consiglio Romano Prodi non esclude una coalizione tra il centrosinistra e i montiani. "Dipenderà - spiega - dalla campagna elettorale, se sarà o no particolarmente sanguinosa". I big del piddì sono già all'opera per tessere una sorta di inciucio preventivo che agganci i partiti che sostengono l'agenda Monti alle prossime elezioni. Dal canto suo, il Professore ha però avvertito che bisogna dare un netto taglio a una certa sinistra. "Una parte della sinistra pone molta attenzione in teoria all’aspetto disuguaglianze - ha spiegato ieri Monti, ospite di TgCom24 - ma spesso soffoca i meccanismi per la crescita, che sono basati su efficienza produttitvità e competitività". Il messaggio per Pierluigi Bersani è sin troppo chiaro: deve scegliere se ascoltare la sinistra radicale e continuare a battere la strada dell'alleanza con Vendola oppure aprirsi al centro e portare avanti il piano economico tracciato da Monti. Un aut aut che non è affatto piaciuto al leader piddì che, lasciando la direzione del partito, ha finto di non capire quale sia la sinistra che frena: "Quando sono stato ministro ho fatto molte riforme, anche più di quelle che ho visto approvare nell’ultimo anno". Tuttavia, a stretto giro, le bordate di Vendola contro il premier uscente hanno chiarito piuttosto bene gli intenti bellicosi del Sel: "C'è bisogno di dare al Paese un governo di cambiamento che faccia della giustizia sociale e della redistribuzione ricchezza un segno distintivo della propria azione".
Mentre Vendola e Monti si scambiano i convenevoli sulla politica economica da attuare nel prossimo governo, Bersani stringe su Matteo Renzi. I due faranno campagna elettorale in tandem. Nel frattempo, però, i vertici di via del Nazareno prendono contatto con lo staff di Monti per riuscire a stringere un accordo preventivo (leggi: inciucio) per garantire la stabilità a un esecutivo che, invece, rischierebbe di nascere zoppo. "Puntiamo a vincere le elezioni e dopo chiederemo al centro e ai montiani di sostenere il governo Bersani", ha detto il vicesegretario piddì Enrico Letta convinto di riuscire a stringere un'intesa partendo dai temi del lavoro e dell’occupazione. In via del Nazareno nessuno è disposto ad ammetterlo, ma l'operazione "Rivoluzione civile" di Antonio Ingroia e il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo rischiano di portargli via non pochi voti. Per questo, è già attiva una vera e propria campagna per lavorare ai fianchi i centristi. "È ufficiale - cinguetta il segretario del Pdl, Angelino Alfano, su Twitter - da oggi Monti è la stampella di Bersani". Il risultato? Oltre alla patrimoniale già annunciata nell'agenda Monti, Bersani si prepata a ritoccare le aliquote per i più ricchi e a varare una nuova manovra economica.
Per il momento, però, il Professore non vuole parlare di alleanze ("È ancora prematuro"). Lo farà dopo le elezioni. Dopo essersi presentato agli italiani come centrista, scenderà a patti con la sinistra.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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