Un pericolo pubblico diventato martire

Quello che trovo più preoccupante di tutta la vicenda di Verona non è tanto l'apertura dell'indagine, in effetti dovuta, bensì la solidarietà espressa dalle istituzioni e dai partiti di sinistra nei confronti del delinquente morto

Un pericolo pubblico diventato martire
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A proposito del poliziotto indagato in quel di Verona per «eccesso di legittima difesa», mi illumini. Ma cosa avrebbe dovuto fare il poliziotto per difendere se stesso e non solo? Si è trovato davanti un pazzo furioso che menava fendenti a destra e manca ma, prima di agire, interpretando la logica del magistrato che lo ha indagato, avrebbe dovuto almeno farsi dare una coltellata, possibilmente non in modo grave, per potere poi agire di conseguenza. Ma le sembra logico?

Cordialità, Nunzio Longobardi

Caro Nunzio,
quello che trovo più preoccupante di tutta la vicenda non è tanto l'apertura dell'indagine, che, in uno Stato di diritto, è in effetti doverosa e dovuta in quanto i fatti vanno sempre accertati e ricostruiti, bensì la solidarietà espressa dalle istituzioni e dai partiti di sinistra nei confronti del delinquente morto, dei suoi familiari e di tutti gli immigrati del Mali, che sarebbero quindi parti lese. Ma lese da chi? Proprio dallo Stato, ossia dalla polizia, da un agente il quale, in una situazione di altissimo rischio, davanti ad una persona armata, che aveva già aggredito gli agenti della polizia locale inducendoli a scappare e che aveva seminato il terrore, ha agito nella maniera più opportuna, rispondendo con l'arma di servizio. Non ne ha tratto piacere e immagino quanto questo episodio pesi sulla coscienza del poliziotto, che si trova pure a dovere subire giudizi, critiche, condanne morali e inchieste giudiziarie.

Dispiace, certo, che un essere umano ci abbia rimesso le penne. Ma proporre l'extracomunitario violento quale vittima del sistema, soggetto incompreso, infelice, depresso, arrivato in Italia dal Mali allo scopo di ricostruirsi un futuro, trovando solo disagio, emarginazione, razzismo e infine la morte, è una esasperazione, una forzatura, il tentativo insomma di giustificare il fatto che Moussa Diarra se ne andava in giro impugnando un coltello, minacciando i cittadini, creando disordini, spaccando tutto. Non si trattava di un uomo inoffensivo, inerme, ma di un pericolo pubblico in azione. Perché questo non lo diciamo? Meraviglia che il sindaco di Verona Damiano Tommasi, ex calciatore della Roma, insieme a tutta l'amministrazione veronese, abbia avvertito l'urgenza di schierarsi a favore del defunto offrendone appunto il ritratto di un giovane 26enne migrato da queste parti animato da buone intenzioni, il quale poi è stato ammazzato. Lo trovo ingiusto nei confronti delle forze di polizia. Sottolineare continuamente il disagio psichico dei migranti che delinquono è ormai una tendenza diffusa di cui dobbiamo prendere atto. È accaduto pure nell'ambito dell'omicidio di Sharon Verzeni, nel Bergamasco. Il suo assassino, Moussa Sangare, che l'ha scelta a caso per strada colpendola ripetutamente con una lunga lama, è stato presentato dai media quale ragazzo non compreso, frustrato da un mancato inserimento sociale, disagiato per l'appunto. Siamo al paradosso: riserviamo la nostra comprensione al criminale, se è immigrato, lo graziamo, lo accarezziamo, siamo clementi. Il pensiero di fondo è questo: gli immigrati non sono cattivi, sono tutti buoni, siamo noi ad essere cattivi in quanto neghiamo loro una esistenza migliore, ecco perché poi prendono il coltello e ci fanno a fette. Insomma, la colpa sarebbe nostra.

Tuttavia, il malessere mentale o uno stato di insoddisfazione personale non possono in alcun modo costituire un alibi o circostanze attenuanti in riferimento a violenze di ogni tipo fino all'omicidio.

In sostanza, il sindaco di Verona ha ribaltato la logica: assolve il malvivente sul piano sociologico e condanna automaticamente un servitore dello Stato che si è limitato a compiere il proprio dovere di difensore della legalità. Se poi la sinistra, secondo una mentalità che ben conosciamo, fa il tifo per i mascalzoni e accusa chi cerca di renderli innocui, siamo davanti ad un'assurdità che noi, gente normale, non digeriamo.

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