L'anniversario della strage del 7 ottobre sarà lunedì, ma i gruppuscoli filo Hamas la ricordano oggi in piazza, ché di sabato anche quei pochi di loro che lavorano non devono perdere un giorno di paga. Più che un ricordo sarà una festa, si brinderà ai terroristi che hanno sgozzato oltre mille donne e bambini ebrei, un po' come la sera dell'11 settembre 2001, quando i loro calici si alzarono per omaggiare Bin Laden e compagni che avevano colpito le Torri Gemelle di New York. A distanza di un anno, di quei terroristi e dei loro capi, a occhio e croce, ne restano in vita ben pochi, e non ci sono più neppure migliaia di palestinesi da loro usati come scudi umani nel tentativo fallito di farla franca. Già, perché la strage di civili di cui è accusato Israele in realtà è stata pianificata e attuata dai vertici di Hamas, che hanno un concetto molto particolare del valore della vita dei
loro figli e delle loro mogli. Se all'indomani della strage, invece di rifugiarsi nelle fogne di Gaza sovrastate da edifici civili, i terroristi fossero usciti dai tunnel con le mani alzate e liberato gli oltre duecento ostaggi israeliani, come farebbe un esercito regolare accerchiato senza possibilità di vittoria, i palestinesi ora non dovrebbero piangere tutti quei morti. Purtroppo è andata diversamente, e purtroppo non è ancora finita. Nonostante le balle della propaganda antisemita che in Italia trova facile sponda in più di un organo di informazione, resta da ripulire il Libano meridionale dalla follia dei cugini di Hamas, quegli Hezbollah lunga mano dell'Iran nel piano per cancellare Israele dalle mappe geografiche. Anche qui i depistaggi mediatici si sprecano, c'è addirittura chi invoca per Israele che ha messo piede in Libano le stesse punizioni che l'Occidente
ha attuato contro Putin per aver varcato il confine con l'Ucraina. La verità è che Israele non ha alcuna mira espansionistica sul Libano, non vuole annettere suoi territori.
Più banalmente prova a ripulirli da chi, Hezbollah, ogni giorno gli lancia contro duecento missili senza che alcuno abbia da eccepire. A un anno dal 7 ottobre noi siamo ancora più convintamente dalla parte di Israele, dei suoi diritti. La festa di oggi sarà anche legittima, in punta di Costituzione, ma non per questo ci fa meno schifo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.