Pistorius in ginocchio dalla mamma di Reeva

Il campione ha inviato lettera e fiori ai genitori della modella che ha ucciso: "Preghiamo per lei"

Pistorius in ginocchio dalla mamma di Reeva

Pistorius col capo chino, Pistorius in lacrime, Pistorius che prega. E, forse, Pistorius che recita una parte. Quella del «buono». Ma può un uomo che ha scaricato quattro proiettili contro la fidanzata - uccidendola - liberarsi del ruolo di «cattivo»? Difficile, ma non impossibile. Il campione paralimpico ci sta provando dall'inizio di questa storiaccia. E due giorni fa la «recita», per lui, ha già sortito un primo effetto positivo: la libertà in cambio di una cauzione di 85 mila euro. Ma Oscar è solo all'inizio. La strada verso standing ovation di chi già lo vorrebbe vedere completamente assolto è ancora lunga e accidentata. Ma il clan familiare (e legale) di Pistorius sembra all'altezza del compito. Trasformare, agli occhi dell'opinione pubblica, un presunto colpevole in un probabile innocente. I mezzi (economici e mediatici) a disposizioni di «Blade Runner» sono ottimi e abbondanti. Il compito di «gran burattinaio» è stato affidato ad Uncle Arnold, lo zio con la faccia da duro che ospita il nipote nella sua abitazione e, soprattutto, gli impedisce di commettere passi falsi. La parola d'ordine è: strategia. E in questa logica rientra la prima dichiarazione da uomo libero di Pistorius: «Voglio incontrare la famiglia di Reeva e ringrazio tutti quelli che hanno pregato per nostre due famiglie». Notare il risvolto ecumenico di quel «nostre», come a dire che - tutto sommato - tra vittima e carnefice non è che ci sia poi gran differenza. Ma all'amo ipocrita del «comune dolore» non ha abboccato il padre di Reeva Steenkamp: «Ci sono solo due persone che sanno cosa successe quella notte, Oscar e il Signore. Oscar dovrà fare i conti con la sua coscienza. Se sta dicendo la verità, forse un giorno potrò perdonarlo, ma se invece non è andata come dice lui, deve soffrire e soffrirà... Solo lui sa....». Intanto ieri, dopo otto giorni in cella e quattro udienze cariche di tensione, Pistorius è tornato a casa; ma impossibilitato a rientrare nella villa di Silver lake, teatro della tragedia, ha trascorso la prima notte nell'abitazione dello zio, Arnold. Il velocista con le protesi al carbonio tornerà in aula nei prossimi mesi, a partire dal 4 giugno, per affrontare il processo in cui, per bene che gli vada, potrà ottenere una condanna per omicidio preterintenzionale: lo stesso suo team legale è stato costretto ad ammettere «che non riuscirà a salvarlo dalla prigione perché non potrà invocare la legittima difesa». Ma anche questa dichiarazione di apparente «impotenza» sembra far parte di u0n copione ben studiato a tavolino. L'atleta, un eroe nazionale in Sudafrica, è difeso da professionisti di primo livello: Barry Roux, è un pezzo da '90, la cui esperienza, decisione e abilità si sono viste mercoledì nella raffica di domane al detective a cui era stata affidata l'indagine, Hilton Botha; l'altro avvocato difensore è Kenny Oldwage, che di recente ha difeso con successo l'uomo che, ubriaco, era alla guida dell'auto coinvolta nell'incidente in cui morì una bis-nipote di Nelson Mandela, un'adolescente di 13 anni. I due fratelli di Pistorius (il maggiore, Carl e la minore, Aimee) si danno invece da fare su Twitter ribadendo di essere «ferventi cattollici»: «Preghiamo incessamente per la famiglia di Reeva come chiesto da Oscar. La famiglia di Reeva è sempre nei nostri pensieri». Intanto ieri la madre di Reeva ha ricevuto una lettera e un mazzo di fiori da parte di Pistorius. «Ma che significa?», si è chiesta la mamma della modella.

L'assassino che chiede il «perdono» alla madre della vittima, fa sempre un gran effetto. Sulla gente, ma soprattutto sulla giuria. La «recita» continua.


Gli anni di carcere
che i difensori di Pistorius ipotizzano per il loro
assistito

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica