Il polo di Calenda non cresce mai. La ricetta di Rosato: guardare ai moderati

La scelta del nome della Boschi in vigilanza Rai segna la svolta nei rapporti con la destra

Il polo di Calenda non cresce mai. La ricetta di Rosato: guardare ai moderati

Il tonfo di Renzi e Calenda alle regionali in Friuli Venezia Giulia ridà fiato all’ala filo-destra nel Terzo Polo. E subito in Parlamento si attivano i pontieri per la convergenza su alcuni passaggi.
Nella bicamerale per la Vigilanza Rai Maria Elena Boschi incassa, senza polemiche, la vicepresidenza con i voti del centrodestra. Al Senato si lavora a un’intesa per gli emendamenti correttivi sul Pnrr. Sulla giustizia, il feeling è noto: in commissione a Montecitorio Terzo Polo e centrodestra si preparano ad abolire il reato di abuso d’ufficio.
Tornando alle note dolenti, dopo le disfatte in Lombardia e Lazio, per il Terzo Polo il trend si conferma disastroso alla tornata elettorale nella regione del Nord.


Il posizionamento sul fronte centro-sinistra non paga. E soprattutto iniziano a serpeggiare fortissimi malumori per l’ostinazione di puntare sulla leadership di Calenda che non risulta vincente sul piano elettorale.
I più agguerriti contro la linea sulle alleanze sono quelli di Italia Viva: “Carlo è bravo in tv ma voti zero”- filtra da Iv.
Leggere Ettore Rosato, nell’intervista all’Identità, per comprendere lo stato d’animo di Matteo Renzi: “Un pezzo importante del nostro elettorato ha votato Fedriga, che è prima di tutto un moderato” - dice.
Contattato dal Giornale Rosato conferma il concetto: “Gli elettori del Terzo Polo hanno votato Fedriga. Punto. Non c’è altro da aggiungere”.

Parole che evocano lo schema che Renzi ha in testa: se alleanza deve esserci, l’unica possibile è a destra.
Nel ragionamento dei renziani questo è l’unico scenario in grado di dare una prospettiva (e ossigeno elettorale) politica al progetto centrista. Dal lato di Azione ribattono: “Ettore (Rosato) parla così perché deve giustificare la scoppola in casa”.
I numeri parlano chiaro. E’ stata una cavalcata verso il fondo: dal 7, 8% delle Politiche al 2 % di lunedì in Friuli.
Lo zero virgola è dietro l’angolo. Cosa fare per rimbalzare? Insistere sulla costituente? E sperare in un sussulto elettorale alle Europee. E’ il progetto di Calenda, che però non vuole spostarsi dal recinto del centro-sinistra. “Una prospettiva perdente” ribattono da Italia Viva.

Ecco che il passaggio del congresso diventa decisivo per tracciare la rotta. Chi vince, impone la linea. Come si vince un congresso? Con le tessere. Di colpo il Terzo Polo viene contagiato dalla ressa per le tessere. Da settimane si è scatenata una corsa alle sottoscrizioni. Tra IV e Azione è partita la sfida dei gazebo. Nelle piazze. Ovviamente da separati in casa. Più iscritti uguale più delegati per il congresso. Sintesi:più voti per la vittoria. Azione schiera Calenda. Italia Viva punta sull’ex ministro Elena Bonetti.
Il leader di Azione ritorna sulla disfatta friulana: “Come si fa a costruire un grande partito che spezzi la maledizione del bipopulismo senza prendere anche grandi ceffoni? Nessuna cosa di una qualche importanza può essere costruita facilmente. Ed è precisamente questo che i riformisti hanno dimenticato. La Meloni è stata dieci anni tra il 3-4%.
Ma non ha mollato. Noi partiamo da una base doppia. Ma il percorso sarà comunque complesso e lungo. Del resto che senso ha altrimenti fare politica?".

Renzi per ora sbaracca. Esce di scena. Ridà a tutti appuntamento nel 2024, alla vigilia delle Europee. Potrebbe tentare il salto a Bruxelles. Però sta valutando pro e contro. Di contro ci sono le regole rigide del Parlamento Europeo che impediscono ai politici di fare conferenze per Stati e governi stranieri.

Regole destinate a diventare anche più stringenti dopo il Qatargate. Con la fuga a Bruxelles Renzi allungherebbe di un anno e mezzo il mandato.
Un aspetto da non sottovalutare: con questi numeri il Terzo Polo resta sotto la soglia (3%) di sbarramento. Risultato: tutti a casa.

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