Come è possibile che da vent'anni non si riesca a vedere riconosciuti i nostri diritti?

Marito e moglie privati degli affitti dei loro immobili per le lungaggini dei tribunali

Entro subito nell’argomento, kafkiano, da noi considerato, per il fatto che sono venti anni che non si riesce ad ottenere Giustizia. Nel marzo 1992, in famiglia decidemmo di vendere degli immobili, ed investire le somme ricevute in altri settori.

Un comune conoscente ci presentò un sedicente acquirente che lui stesso ci
garantiva. Dopo aver effettuato verifiche, Ipotecarie-Catastali, accertato ed
accettato lo stato di fatto degli immobili e pertinenze, come da Atti
consegnati all’acquirente, questi avendo trovato tutto regolare, decise di
acquistarli, firmando il Preliminare di Vendita, in cui era stabilito che l’
anticipo del prezzo lo avrebbe versato in tre rate, di cui l’ultima cadeva il
31/dicembre del 1992, mentre la restante e cospicua somma sarebbe stata da lui versata alla data della stipula, dell’ATTO DI COMPRAVENDITA, il 30/06/1993, nel contempo accogliendo la richiesta del sedicente acquirente,fu accettata e gli fu data la consegna dei locali. Alla data

della Stipula dell’Atto di Compravendita e di versare la residua e rilevante
somma, dopo nove mesi che deteneva ed utilizzava i locali, l’acquirente, alla
presenza del Notaio, si rifiutò di stipulare l’Atto, dichiarando che (strano
dopo nove mesi) tale rifiuto era dovuto ad impedimenti ed anomalie riscontrate nelle compravendita.
A queste false e pretestuose affermazioni, chiedemmo subito la riconsegna
degli immobili, previo rimborso della somma che ci era stata versata come
anticipo. Ma l’acquirente non volle riconsegnarci i locali, non volle versare
la rimanente e rilevante somma del prezzo come da contratto, ma rimase nei
nostri locali, ultimò i lavori e dall’anno 1993, ha mantenuto il possesso,
utilizzando detti locali
. Per questa mala Giustizia e per degli asini di C.T.U., non esperti nelle discipline che debbono analizzare, fu determinato che alla somma che noi dovevamo avere, doveva essere detratto un importo dovuto a questi impedimenti riscontrati, la cosa fu da noi accettata considerando il fatto che questa controversia che durava da anni, da chiuderla subito.

Con la prima sentenza, il Giudice stabilì che l’ acquirente doveva versare la somma ridotta e il pagamento degli interessi, anche questa volta non accettò questa Sentenza, fece Ricorso, non accettò la Sentenza di Appello, che riconfermava la prima Sentenza; fece ricorso in Cassazione, che in data 14/11/2011, avendo rilevato delle inesattezze a riguardo della formulazione della Sentenza, rinvia il tutto, ad altra Sezionedella Corte di Appello di Roma, per riformarla.


Da venti anni, per questa Mala-Giustizia, ci sono stati
requisiti i nostri immobili, ci hanno privato dell’unico reddito, che mia
moglie percepiva dai fitti, che ci permetteva di vivere decorosamente. Questo
stato di cose che dura da venti anni, ha comportato alla mia famiglia oltre ai
danni economici,anche danni esistenziali a mia moglie che è caduta in
depressione continua. Ogni mese che passa, noi perdiamo una somma, pari al fitto che non ci viene corrisposto e che nessuno ci verserà, data l’insolvenza di un farabutto acquirente.

Ma in quale Stato di Diritto ci troviamo, ma di che parlano questi personaggi con l’Ermellino, saremmo curiosi di conoscere un appartenente all’Ordine Giudiziario, che ha aspettato o aspetta da venti anni di aver Giustizia.

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