Una festa all'insegna delle contestazioni. Una volta era una "loro" festa. Oltre che dei lavoratori. Era la grande occasione in cui la sinistra si radunava, oggi la stessa sinistra viene bersagliata dagli estremisti. "Non è un bel primo maggio", lo ha detto anche il ministro del Welfare Elsa Fornero riferendosi a tutti quelli che un lavoro non ce l'hanno o rischiano di perderlo. Ma la stessa cosa, per motivi differenti, devono averla pensata anche il leader del Partito Democratico Pier Luigi Bersani e il sindaco di Torino Piero Fassino. Fischiati e contestati proprio quando pensavano di giocare in casa.
Il corteo del Primo maggio a Torino è partito col botto e ci sono stati attimi di tensione. Nel vero senso della parola. Il primo cittadino Piero Fassino aveva appena mosso i primi passi, in testa al corteo, quando un gruppo di manifestanti del centro sociale Askatasuna ha lanciato una bomba carta e ha tentato di infiltrarsi nel corteo. Sono volati insulti e minacce nei confronti del sindaco, ma la polizia è intervenuta subito bloccando "fisicamente" gli estremisti. Poi la manifestazione è proseguita divisa in due tronconi blindati: da una parte le autorità e dietro un centinaio di inferociti giovani dei centri sociali. In mezzo, tra le due parti del corteo, un cuscinetto di forze dell'ordine che impediva il contatto. dal palco la replica di Fassino ai "guastatori": "Questo sono gli stessi fischi che impedirono a Bonanni di parlare, come i bulloni a Trentin, da parte di chi non ha mai capito come ci si batta per difendere veramente i lavoratori che invece è l'impegno mio e del Comune".
Nel pomeriggio la situazione è degenerata, un gruppo di quattrocento antagonisti si è staccato dal corteo per dirigersi verso il palazzo comunale. Qui, alcuni no attivisti Tav hanno montato una scala su un furgone e sono saliti su un balcone dove hanno attaccato uno strisdcione con scritto "Liberi tutti". Subito dopo le forze dell'ordine hanno sgomberato i manifestanti. Tensione anche durante il corteo, quando alcuni ragazzi dei centro sociali hanno aggredito a calci e pugni dei militanti del Partito Democratico.
Anche il segretario dei Democratici si è trovato a dover fronteggiare le contestazioni dei centri sociali. Fischi e insulti sono toccati pure a Pier Luigi Bersani mentre era all'interno della casa del popolo a Piana degli Albanesi.
Una quindicina di ragazzi dei centri sociali ha urlato "lavoro, lavoro" e "vergogna, vergogna", durante l'intervento del leader del partito. Nel pomeriggio, anche qui, risse e contestazioni tra antagonisti e militanti del Pd.
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