Sull'esito del processo pesa indubitabilmente il precedente della condanna a carico di Berlusconi: davanti a prove sostanzialmente identiche a quelle presentate a carico di Fede, Mora e Minetti, il giudice Giulia Turri ritenne pienamente dimostrata la versione più hard delle serate di Arcore, condannando il Cavaliere sia per la concussione ai danni dei vertici della questura di Milano sia per l'utilizzo della prostituzione di Ruby, all'epoca dei fatti minorenne. Di fatto, in quel caso il tribunale ritenne credibili le testimonianze delle ragazze che parlavano di un lato assai spinto delle serate, e non credibili (al punto di proporre la loro incriminazione per falsa testimonianza) le ospiti che avevano dichiarato di avere partecipato solo a "serate normalissime".
Ovviamente le tre giudici del processo di oggi sono liberi di farsi autonomamente il loro convincimento, anche diverso da quello delle colleghe che le hanno precedute. Ma è chiaro che una sentenza di segno del tutto opposto sarebbe oggettivamente clamorosa.
Più verosimile è che i giudici possano valutare nel dettaglio le singole posizioni dei tre imputati.
La Minetti, per esempio, ha sicuramente la posizione più difficile per quanto riguarda il capo d'accusa relativo alle cosiddette Olgettine, le ragazze maggiorenni di cui avrebbe curato anche la sistemazione logistica; mentre potrebbe venire assolta dal capo d'accusa più grave, relativo a Kharima el Mahroug visto che conobbe Ruby solo quando la ragazza era già a casa di Berlusconi.
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