Secondo la letteratura psicologica, il lapsus freudiano nasce da un contrasto fra il volere cosciente di un individuo e le sue tendenze inconsce. Romano Prodi non si rassegna a fare il nonno, perché la politica è una brutta bestia. Dopo essere stato tradito tre volte dai suoi, sfiduciato in Parlamento nel 1998 e nel 2008 e ammazzato sulla strada del Quirinale dalla congiura dei 101 ai tempi di Matteo Renzi, l’altra sera il Professore se n’è uscito con una sparata che rivela - una volta per tutte - cosa pensa la sinistra del Sud e della Calabria in particolare. «Il campo profughi, anziché in Albania, non si poteva fare in Calabria? - si è chiesto durante la trasmissione «Di Bella sul 28» su Tv2000, la tv dei vescovi - così tra l’altro si dava lavoro a delle persone in zone che ne avevano bisogno?».
Ecco, in una frase c’è il concentrato dell’ideologia tipica dell’élite che prende ordini da Bruxelles. La Calabria è poco più di una discarica (per tacere della Campania terra dei Fuochi dove la sinistra governa indisturbata da anni...), i campi profughi «danno lavoro» dove il lavoro non c’è, con buona pace del fatto che si tratta di esseri umani, non di pacchi Amazon da spostare a piacimento. E poi, uno come Prodi che si sogna ancora il Quirinale e che ha giudato il Paese, dovrebbe sapere che il campo profughi in Calabria c’è, a Isola Capo Rizzuto. Che è stato gestito dalla ’ndrangheta, che da quelle parti fa il bello e il cattivo tempo. Che le coop che lucrano sull’immigrazione attirano soldi facili dal Viminale che poi finiscono per diventare finanziamenti illeciti alla politica gestiti con la compiacenza delle banche ostaggio dei boss (vedi l’operazione Jonny della Guardia di Finanza del 2017 e la fine della Bcc di Crotone, commissariata molti anni dopo perché infiltrata). Che il Sud è solo un granaio di voti da conquistare con facili promesse e bonus tipo il Reddito di cittadinanza, con cento ragazzi al giorno che scappano su treni (ad alta velocità “ridotta”) e piccoli esercizi diventati lavatrici del narcotraffico.
Il centrodestra ha gioco facile a punzecchiare l’ex premier, «si vergogni e chieda scusa», tanto non lo faà mai. Visto come sono permalosi i calabresi, se si votasse domani la sinistra non prenderebbe neanche i voti dei suoi iscritti. Neppure di quelli tesserati a Reggio Calabria dal genero del boss Serraino che sarebbero serviti per falsare le elezioni comunali vinte al ballottaggio dal Pd grazie a brogli conclamati e facendo votare pure i morti, anche se in Comune non si parla di scioglimento anticipato, e vabbè... Forse il Pd non prenderebbe un voto neppure a Cutro, città crotonese feudo dei Grande Aracri gemellata con Reggio Emilia, a sua volta diventata «la capitale della ’ndrangheta al Nord» secondo il procuratore reggiano Calogero Paci grazie alle infiltrazioni della cosca crotonese messi nero su bianco dalle recenti inchieste giudiziarie. Ma i calabresi sono anche smemorati, vivono anche loro una condizione psichiatrica che si chiama «rimozione», sono circondati dalla ’ndrangheta ma la società civile non fa nulla per ribellarsi, anzi si è messa al servizio diventando fedele borghesia mafiosa.
L’indignazione dei pochi «buoni» rimasti a svernare nel posto con la più alta biodiversità di tutto il Mediterraneo durerà forse qualche giorno, poi verrà riversata sul Ponte dello Stretto che non si deve fare, sull’Alta velocità che non arriverà mai, sul lavoro che non c’è. Tanto, prima o poi arriveranno le elezioni e a qualcuno il voto bisognerà pur darlo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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