La proprietà privata dei radical chic

I radical chic sostengono l'occupazione abusiva delle case. Non è solo illegale, a sostenerlo sono figure istituzionali

La proprietà privata dei radical chic
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Buongiorno Direttore Feltri,
la neodeputata europea Ilaria Salis, che tutta l'Europa ci invidia, ha ammesso e rivendicato di avere occupato immobili. Insomma, se ne vanta pure. Ma la cosa peggiore è che il suo mentore, ovvero Nicola Fratoianni, leader di Sinistra italiana, le va dietro sostenendo che occupare sia giusto e che non debba più essere ritenuto un reato. Qualcuno ha perso il lume della ragione... O sbaglio?
Gino Belfiore

Caro Gino,
si tratta di affermazioni alquanto preoccupanti non soltanto per il loro contenuto contra legem ma anche e soprattutto perché gli autori rivestono incarichi pubblici e rappresentano i cittadini all'interno delle istituzioni, quindi si presuppone che essi diano il buon esempio anziché sdoganare e normalizzare determinati delitti, atto che costituisce oltretutto una specie di esortazione a delinquere.

È vero, esiste il diritto alla casa. Ma non esiste - e questo deve essere chiaro e indiscutibile - un diritto ad occupare la casa di altri, ossia la proprietà altrui. Forse questi comunisti vorrebbero un mondo senza proprietà privata, in cui tutto è di tutti. Tuttavia una società siffatta sarebbe senza ordine e senza legge. La storia insegna che i Paesi che sono partiti da questi nobili ideali e dal concetto di società giusta dove ogni cosa appartiene (almeno in teoria) a tutti, hanno finito fin troppo rapidamente con l'annientare l'individuo negandogli qualsiasi essenziale diritto, trasformandolo in numero, oggetto, ingranaggio, strumento. Lo Stato, incarnato da una sola persona o da poche, si è preso tutto, esseri umani inclusi, i quali sono stati spogliati di tutto ciò che di materiale e immateriale essi godevano. Persino del diritto alla vita.

Si tratta di regimi totalitari, spietati e disumanizzanti, da cui quella sinistra che parla ogni dì di «allarme fascismo» e critica Giorgia Meloni, accusandola di avere un atteggiamento ambiguo nei riguardi del fascismo, non ha mai preso le distanze.

Il rischio della cosiddetta deriva illiberale paventato dalla sinistra italiana io lo ravviso, sì. Però non nel governo Meloni, bensì nelle parole di Salis e Fratoianni e nella istigazione da questi compiuta a calpestare il diritto di proprietà in nome dell'inesistente diritto ad occupare, ossia a prendere con la forza la cosa altrui.

Che poi «diritto ad occupare abusivamente» è una contraddizione in termini. Esso non può sussistere e tale cortocircuito non si risolve rendendo le occupazioni non abusive ma lecite. C'è comunque il limite insuperabile della tutela del diritto di proprietà che non può essere scardinato senza mettere a soqquadro il nostro ordinamento, il nostro sistema economico e le nostre libertà.

E poi tu te lo immagini Fratoianni se qualcuno gli entrasse in casa e vi si insediasse dicendogli: «Sloggia. Sto esercitando il mio diritto ad occupare»?

In verità, la mentalità radical chic si riassume in questo assunto: quello che è tuo è mio e quello che è mio è mio.

Eppure io voglio concedere a Salis il beneficio del dubbio, glielo dobbiamo. Mettiamola alla prova.

Proviamo dunque ad occupare la dimora monzese della famiglia Salis e vediamo se ci accoglierebbero facendoci spazio o direttamente i bagagli per lasciarci più comodi e agevolarci oppure se babbo e figlia chiamerebbero le forze dell'ordine, nonostante la signorina sembri allergica alla divisa, a quanto risulta dai suoi precedenti e dalle condanne pregresse. Anzi, è probabile che l'onorevole ci prenderebbe a cazzotti, pratica a cui pare incline, proprio perché per questi democratici la roba altrui si può toccare, la propria non può essere giammai sfiorata.

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