Milano - Presidente Sforza Fogliani, fra Imu, Tari e altri balzelli gli italiani si preparano a pagare quest'anno 50 miliardi di tasse complessive sulla casa, un'enormità. E senza nemmeno avere la certezza del diritto, visto che ancora oggi, a un passo dalla scadenza, non sanno quando, quanto e come pagheranno per la Tasi, la tassa sui servizi indivisibili dei Comuni.
«Una cosa sola sanno: che dovranno pagare di più. Già la legge di Stabilità aveva fissato un aumento della tassa, ma non basta ancora: perché il governo tratta solo con i Comuni, e i contribuenti devono pagare e basta. Confedilizia però non intende accettare incondizionatamente: anzi, chiediamo di rinviare a giugno non solo la scadenza, come già il governo sembra orientato a fare, ma tutte le decisioni sulla Tasi, basata su presupposti dubbi».
Quali?
«Prima di tutto, chi ha detto che ai Comuni bisogna dare ancora un miliardo e 300 milioni? Se è una necessità come dicono i sindaci, perché non la dimostrano? E perché non si parla dei tanti finanziamenti già previsti per gli enti locali, dai trasporti pubblici agli edifici scolastici?».
Ma i Comuni sostengono che quei fondi verranno utilizzati per garantire le detrazioni, a favore delle famiglie in difficoltà
«Sì, ma non c'è nessuna certezza che sarà così, visto che saranno i sindaci a deciderne l'utilizzo. Eppoi, anche se fosse dimostrato che effettivamente c'è un mancato introito per le casse comunali a causa del cambiamento della tassazione, perché ai Comuni deve essere accordata l'incomprimibilità delle spese? E soprattutto perché deve essere sempre la casa a pagarle?».
Tanto più che il mercato immobiliare soffre.
«Certo: il fisco rapace e l'incertezza del diritto stanno uccidendo le compravendite e anche le locazioni, perché ormai affittare una casa non è più redditizio. Anche perché si peggiorano le cose con complicazioni inutili, come il divieto di pagare gli affitti in contanti, che grava proprio sugli inquilini più deboli, come gli anziani e gli immigrati, e certamente non fermerà gli evasori. In compenso, i burocrati comunali si attaccano alla casa come a un bancomat, addirittura ribellandosi al Parlamento».
In che senso?
«Il Senato prima e la Camera poi hanno riportato l'aliquota massima della Tasi - innalzata con un blitz - dall'11,6 al 10,6 per mille, come era stato deciso all'inizio, ma i Comuni non intendono adeguarsi. In compenso, buttano ogni anno 500 milioni in agevolazioni fiscali a fondi immobiliari bancari e altre società quotate, una sacca di privilegio che né Monti né Letta hanno toccato. Altro che aumentare la tassazione sulle case affittate, come qualcuno, lontano anni luce dalla realtà, propone».
E sulla vostra proposta, invece?
«Dico solo questo: se non ci ascolteranno, se i Comuni imporranno al governo di tirare avanti senza verificare i conti con buon senso, sappiano che i piccoli proprietari non ce la fanno più.
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