La provocazione: «Congeliamo Monti»

GenovaGrillino per simpatia. Professore di Filosofia del diritto per professione. Paolo Becchi, ordinario all'Università di Genova, propone una prorogatio del governo Monti per uscire dall'impasse. E di fronte a qualche arricciata di naso da parte di costituzionalisti e politici di vari schieramenti, non pretende di blindare la propria idea dai dubbi di legittimità, ma almeno ne spiega i punti a favore.
«Se il governo Monti ora è in carica, perché non può continuare ancora un paio di mesi? Darebbe il tempo di fare le riforme e tornare al voto».
Magari perché le urne lo hanno bocciato? E perché il voto serve a dare un nuovo governo?
«Ma non ci sono limiti di tempo imposti per formare il nuovo governo. Il nuovo presidente della Repubblica può dare un mandato esplorativo, poi un preincarico. Il premier incaricato può fare consultazioni, tornare a riferire. Intanto va avanti il governo in carica per l'ordinaria amministrazione».
Un Paese di fatto senza governo.
«E allora? Intanto le riforme mica deve farle l'esecutivo. Anzi, sarebbe il modo per ridare al Parlamento il potere legislativo, scippato dai governi. Beppe Grillo sarebbe disposto a tutto pur di votare quelle poche riforme che chiede, non gliene frega niente di destra e sinistra».
Parla di un governo-fantoccio?
«Monti ha legato le mani per un anno e mezzo al Parlamento imponendogli qualsiasi porcata a suon di voti di fiducia. Ora si legherebbero le mani a lui».
È l'unica alternativa?
«No, Napolitano o chi al suo posto, può dare subito l'incarico a Bersani e bruciarlo definitivamente. O studiare un secondo colpo di Stato sobrio dopo quello di Monti. Ma anche inventandosi un governo tecnico dovrebbe poi costringere qualcuno a votarlo».


Dice che non avrebbe possibilità?
«Berlusconi, che per me è politicamente un nemico ma è uno che ha due palle così e lo ha dimostrato, non credo che si farebbe fregare di nuovo».
Due provvedimenti del Parlamento durante il governo-fantoccio Monti?
«Legge elettorale e revisione dei trattati europei. Poi voto a giugno».

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