- Giusto per informarvi che Ursula von der Leyen ha aperto alla possibile anticipazione al 2025 della nuova norma europea sui “centri di rimpatrio nei Paesi terzi”, in pratica il piano Albania della Meloni. Non è detto che la cosa vada in porta e non urlerei “gatto” prima di averlo nel sacco. Però il segnale è chiaro e dimostra che tutto sommato pensare di spostare a Tirana la gestione dei flussi migratori non è un dramma: non costa una follia, non riduce i diritti dei richiedenti asilo ma - si spera - potrebbe fare da ostacolo alle partenze, velocizzare l’analisi delle domande di protezione internazionale e accelerare pure i rimpatri. Ricordiamo, pure a Mattarella, che chiedere asilo è sacrosanto ma concederlo non è obbligatorio: esistono delle regole e dei requisiti che la stragrande maggioranza dei migranti non soddisfa.
- A chi discute sui ministri sostenendo che sarebbe una “vergogna” aumentare loro lo stipendio, ricordo che in quanto rappresentanti dello Stato, chi più chi meno, sono potenziali obiettivi di attentati, violenze, odio vario. Oltre le responsabilità, tutto questo per due spicci rischia di diventare un giorno poco attrattivo per chi, pur avendone le capacità, si guarderà bene dall’accettare un incarico del genere.
- Il ministro Giuseppe Valditara querela Nicola Lagioia che lo aveva preso in giro per un tweet errato, con ogni probabilità dal suo collaboratore social. Il ministro stavolta commette due errori: il primo, querelare e intasare i tribunali per una questione tutto sommato secondaria; il secondo, aiutare in questo modo a far tornare a galla una gaffe che tutto l’universo mondo si era ormai dimenticato.
- Secondo il Viminale, nel 2024 sono rimasti feriti 260 operatori delle forze dell’ordine durante le 11.556 manifestazioni di rilievo che si sono svolte durante l’anno. Vi rendete conto? Si tratta di un +200% rispetto allo scorso anno, con 299 cortei dove si sono registrati scontri o criticità. Ben 260 agenti feriti sono un’enormità. Troppi. Una schiera. E chi non condanna con forza le violenze dei manifestanti, spesso studenti, anarchici, no global e centri sociali, dovrebbe ritenersi a suo modo complice.
- Durissimo Javier Milei sul diritto di aborto, posizione che i liberali faticano ad accettare. Tuttavia, credo che sulla questione dell’interruzione di gravidanza vi sia un’interpretazione alla base che può dunque portare i liberali a dividersi tra pro e contro l’aborto. Prima di iniziare, ragioniamo su un principio: possono forse i liberali accettare il diritto di uccidere un uomo? Ovviamente no: liberalismo non significa anarchia, dunque la mia libertà finisce dove inizia la tua. Ci sono dei limiti invalicabili, tra cui il rispetto della vita. Bene. Se dunque si considera l’embrione “vita” sin dal suo concepimento, allora automaticamente l’interruzione della gravidanza diventa l’interruzione di una “vita”, quindi inaccettabile anche per i liberali. Ed è questo il discorso di Milei. Il dibattito sulla “libertà della donna di decidere del proprio corpo”, è il ragionamento, non prende neppure corpo se confrontato al diritto invalicabile di quella “vita” di non essere spezzata. Può essere tutto questo “liberale”? Sì, credo.
- L’Ue avvia una indagine formale sulle presunte ingerenze su Tik Tok che, secondo la corte costituzionale rumena, avrebbero falsato il voto a Bucarest, facendo vincere il candidato filorusso. Sia chiaro: ma c’è davvero qualcuno che crede che due settimane di bot e video spot su Tik Tok (utilizzato per lo più da adolescenti e giovani) possano aver influenzato il risultato elettorale?
- Ricordate Nello Trocchia e Sara Giudice, il cronista del Domani e l’ex inviata di Piazzapulita, accusati di stupro su un taxi? Il gip ha archiviato ogni accusa e chi parla è siamo ben contenti di aver applicato a loro lo stesso identico trattamento garantito a tutti gli altri indagati per qualsiasi altro reato: bisogna sempre dare il giusto peso alle denunce di chi sostiene di aver subito una violenza sessuale, indagando a fondo, ma senza allo stesso tempo rovinare la vita ai presunti abusatori che fino a prova contraria restano innocenti. Ma nel Paese in cui ogni indagine si trasforma in una condanna senza appello e ogni sospetto in crimine efferato, denunciare come fa Sara Giudice la “mostrificazione di alcuni giornali” è un tantino fuori luogo. Chi oggi infatti lamenta “attacchi violenti e ingiustificati” lavora o lavorava per giornali che in questo sistema – a differenza di chi parla – ci hanno sguazzato alla grande. Facciamo giusto qualche esempio? Il Domani qualche tempo fa scriveva che “quando la vittima ha bevuto l’alcol”, come nel caso della ragazza che accusava i due cronisti, “è sempre un’aggravante” al di là di quanto successo. O ancora: quando Leonardo La Russa venne accusato di abusi sessuali, Il Domani e PiazzaPulita non attesero neppure un momento prima di emettere la loro sentenza di condanna. Scrissero: “Caro La Russa, anche un padre può condannare uno stupro“; “Caso La Russa. Ai ragazzi serve educazione al consenso, non ‘ceffoni’ in famiglia“. Corrado Formigli, invece, puntava il dito contro La Russa padre “impelagato nella vicenda del figlio Leonardo Apache” e colpevole “all’indomani della denuncia della ragazza” di averla “attaccata per aver sniffato cocaina” e di aver “assolto il figlio in via diretta e senza dibattimento, dopo averlo ‘interrogato’”. La verità è che se un’accusa simile avesse anche solo sfiorato un giornalista “di destra” o un politico della maggioranza, i colleghi di Sara Giudice e Nello Trocchia avrebbero usato il manganello giudiziario e del #MeToo come fatto in altri casi simili. Dunque ben venga la loro completa assoluzione. Siamo certi che, da oggi in poi, quando uscirà un nuovo caso Ciro Grillo o Leonardo La Russa, saranno i primi chiedere ai colleghi di non dimenticare i principi garantisti.
- C’è questo video che arriva da una puntata di Affari Tuoi dove la concorrente, una ragazza, poco prima di aprire gli ultimi pacchi approfitta della vicinanza con l’ottimo Stefano De Martino e, come gesto apotropaico, gli tocca il sedere. Senza chiedere preventivo consenso. Ovviamente De Martino ha reagito sorridendo, così come il pubblico in studio. Grasse risate. Ma provate a immaginare cosa sarebbe successo se la palpatina malandrina l’avesse fatta un concorrente uomo ai danni di una conduttrice donna. Ricordate il caso del tifoso che toccò il sedere alla giornalista fuori dallo stadio? Ecco, lo hanno mediatamente linciato e condannato penalmente ad un anno e sei mesi di reclusione per violenza sessuale. Qui tutti zitti?
- Quando Kiev uccise Daria Dugina a Mosca, sono stato forse tra i pochi a sostenere che si trattava di un omicidio da non difendere. Va bene la guerra. Va bene l'invasione, ma se sei la figlia di 29 anni dell'ideologo di Putin non sei un obiettivo militare e non meriti di morire, qualsiasi orrore tu possa aver sostenuto in tv. Diverso il caso di Igor Kirillov, ammazzato oggi sempre a Mosca con una bomba piazzata in un monopattino.
Quando un conflitto è in corso, insegna Israele, tutti i vertici militari e politici di chi dichiara guerra diventano automaticamente un legittimo obiettivo. Eliminare i comandanti significa indebolire il nemico, quindi chapeau all'Ucraina che è riuscita a mettere a segno un colpo simile.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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