Zambetti piangeva perché sotto scacco delle cosche

Fotografato a una festa con un boss, Zambetti viene "invitato" a rispettare il patto elettorale con le cosche: "Si è messo a piangere, si è cagato sotto"

Un uomo nella mani della criminalità. Sotto scacco. E minaccia. Nelle carte con cui la procura di Milano ha mandato agli arresti l'assessore lombardo alla Casa Domenico Zambetti, c'è una intercettazione che descirve l'ultimo stadio di una politica ricattata delle cosche.

Al telefono parlano Eugenio Costantino e Alessandor Gugliotta, entrambi finiti ieri in carcere. "Noi - dice Costantino il 13 maggio dell'ano scorso - avevamo fatto una cosa per incastrarlo. Quando abbiamo fatto una festa a Magenta, noi a Zambetti l'abbiamo fotografato con Pino (Giuseppe D'Agostino, boss arrestato ieri)". Poi, la "prova" viene portata allo stesso Zambetti, perché l'assessore rispetti il suo patto elettorale con le cosche. Un "pizzino" - così lo definiscono gli inquirenti - in cui gli uomini della 'ndrangheta ricostruiscono il legame tra Zambetti e le cosche, gli incontri e gli acordi per la raccolta di voti in cambio di denaro. E lui, il politico, "si è messo a piangere, e piangeva per la miseria, si è cagato sotto, completo".

Anche per questo, ne sono convitni gli investigatori, Zambetti avrebbe non solo pagato circa 200mila euro, ma si sarebbe messo a disposizione degli interessi delle famiglie mafiose, aprendo le porte di alcune società controllate dalla Regione (come l'Aler, l'azienda di edilizia popolare) e promettendo canali preferenziali per gli appalti del Pirellone.

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