Quel prestito di due miliardi nascosto da Mps

Rivelazione del Wall Street Journal: nel 2011 la Banca d'Italia soccorse l'istituto di Siena a corto di liquidi

Roma - Altri due miliardi pubblici, dalla Banca d'Italia, ancora in favore di Monte dei Paschi, molto prima dei 3,9 miliardi di Monti bond approvati a dicembre e dei 1,9 miliardi di Tremonti bond precedenti. Un fiume di denaro, insomma, partito dalle casse statali verso Siena in soccorso di Mps, messa nei guai delle operazioni spericolate dei suoi manager. A rivelare, dopo due anni, l'esistenza di quel super prestito di titoli da Bankitalia al «Monte» è il Wall Street Journal: «Italian bank was aided by covert loan», la banca italiana, cioè il Monte dei Paschi, fu aiutata da un prestito segreto. «Segreto», anche se dal supremo organo di vigilanza pubblica sugli istituti bancari, appunto Bankitalia, nel mirino per i mancati interventi sugli ex vertici di Mps, malgrado le relazioni degli ispettori. Possibile che sia un segreto? La ricostruzione del quotidiano economico newyorkese è inquietante: «La Banca d'Italia decise di sottoscrivere il prestito a ottobre 2011 perché Mps, la terza banca del Paese, era a corto di liquidità ed aveva in gran parte esaurito le sue possibilità di impegni con la Bce, secondo Banca d'Italia». Un aiuto per permettere a Mps di farsi finanziare dalla Bce, ma perché rimasto riservato, visto che non è un accordo tra privati? «Né Bankitalia né Monte dei Paschi divulgarono allora la notizia del prestito, per la preoccupazione che la divulgazione creasse panico sui mercati finanziari, spiegano persone vicine alla vicenda. Al contrario, in una conference call con analisti e investitori, i vertici di Mps descrissero la posizione di liquidità della banca come solida, perché l'istituto aveva coperto le necessità di rifinanziamento anche per il 2012. Un portavoce del Monte dei Paschi non ha voluto commentare il prestito o la sua comunicazione da parte della banca in quel periodo».

In sostanza, sostiene il Wsj, Bankitalia permise di fatto a Mps di «simulare» uno stato di salute finanziaria che in realtà non aveva. «Le banche non hanno un obbligo giuridico o normativo di rivelare il prestito di titoli. La Banca d'Italia ha fornito Mps con un patrimonio che il creditore commerciale potrebbe dare in garanzia alla Bce in cambio di prestiti e mutui. Mps avrebbe rimborsato il prestito entro il tempo stabilito. Ma la mancata comunicazione della carenza di garanzie reali alla Bce e il ricorso al prestito hanno aiutato a nascondere lo stato finanziario critico di Mps, dicono gli analisti e gli esperti». «È una sorpresa ...» commenta un analista finanziario sentito dal quotidiano, «conoscere questa operazione avrebbe potuto dare un quadro più preciso sulla liquidità del gruppo».

Nessun commento ufficiale e nemmeno ufficioso da Bankitalia. I dirigenti interpellati dal Wsj «non sono disponibili per un commento», e i loro avvocati non hanno risposto a telefonate ed e-mail. Mario Draghi, presidente della Bce e governatore della Banca d'Italia in quel 2011, difende l'operato dell'istituto (su Mps Bankitalia «fu corretta e veloce») ma non replica nello specifico allo scoop del Wsj. Sull'home page di Bankitalia, però, compare (pubblicato quando?) un documento in cui viene citato, in modo poco dettagliato, quell'episodio dell'autunno 2011. Si tratta della «Nota di approfondimento» trasmessa da Palazzo Koch al ministro dell'Economia Vittorio Grilli, una sorta di memorandum «in relazione all'audizione del 29 gennaio 2013» tenuta da Grilli nelle commissione Finanza di Camera e Senato, per riferire sullo scandalo di Monte dei Paschi. In quel documento si legge che «nell'autunno 2011 si rendono necessarie da parte della Banca d'Italia operazioni di prestito titoli al fine di consentire alla banca di ampliare il ricorso al rifinanziamento della Banca centrale europea».

Insomma una traccia c'era, di quel prestito di quasi 2 miliardi in favore di Mps. Ma fa un ben altro effetto (anche nelle reazioni politiche) rispetto alla notizia di quell'operazione tenuta apposta «segreta», come raccontata dai corrispondenti del Wsj.

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