Qui le pietre hanno un'anima e la ricerca artistica continua

A Castiglione delle Stiviere i monumenti e le collezioni private vivono come in un'area protetta Gli abitanti sono custodi non solo di oggetti ma anche di memoria

Il Collegio delle Nobili Vergini di Gesù
Il Collegio delle Nobili Vergini di Gesù

Lo spirito a Castiglione delle Stiviere si manifesta in diversi luoghi. Appare, rarefatto e imprevedibile, nel luogo più logico, ma dove facilmente è sopraffatto dal teatro, dalla finzione dei sentimenti: il cimitero. Tra anime più morte dei corpi, vivo nella forma e nella luce, il sepolcro Boschi. Il tempo lo aggredisce, ma è una delle più alte invenzioni dell'arte italiana nel Novecento. Dopo le tombe medicee di Michelangelo, raramente i monumenti funebri imprigionano nel marmo lo spirito.
Accade, dopo la pompa barocca in cui le anime tentano di sgusciare dalle macchine teatrali, nell'opera di un grande scultore milanese, Adolfo Wildt. Corpo e sudario, come in una rinnovata passione, di un uomo, di ogni uomo; come in un Christus patiens. È un'idea di Wildt per consacrare il sacrificio di Ezio Boschi, morto in guerra il 10 agosto del 1916, ma anche il ricordo della moglie Carmela Bazzi. La lapide ne ferma i nomi, veste terrena e transitoria di due purissime essenze: «Due amori, due croci, due anime vibranti all'unisono che si uniscono in cielo in un amplesso che mai non si allenta». Occorre arrivare di giorno per vedere questa apparizione, così estranea a ogni realismo o patetismo, che intorno si esprimono in altre pur pregevoli sculture di Giuseppe Brigoni, di Ermanno Pittigliani, di Aldo Rossi, testimonianze di arte propriamente padana, come meglio di ogni altro aveva mostrato Giuseppe Gorni, scultore di Nuvolato di Quistello.
Ma Wildt scende dal cielo, non libera l'anima dal corpo, in una dimensione immateriale, ma cala l'anima nella materia del marmo, trasfigurandolo in spirito. Si può partire di qui per entrare nella dimensione speciale di Castiglione delle Stiviere, alla quale io sono stato introdotto per una singolare opportunità. Qualche tempo fa incontrai una persona appassionata. Si muoveva tra i padiglioni del Mercante in Fiera a Parma. Lì l'ultima volta ho visto un'incantata bambina vestita di rosso, applicata allo studio di un libro d'arte, di un prezioso pittore mantovano, Ugo Celada di Virgilio, che conobbi novantenne nella sua casa di Milano in via Melzi d'Eril. Non avrei mai pensato di trovare, di quell'artista così realista e meticoloso, un'immagine tanto ammiccante. Ma tant'è. Ora la bambina in rosso mi guarda sospendendo la lettura.
Fra innumerevoli quadri, oggetti e sculture, in una precedente occasione, avevo incrociato lo sguardo interrogativo di quel signore che mi si presentò come Giulio Busi di Castiglione delle Stiviere, che avrei poi saputo essere esperto di mistica ebraica e direttore dell'Istituto di giudaistica dell'Università di Berlino. Scambiando qualche parola mi disse di avere alcuni quadri e che sarebbe stato felice di mostrarmeli. Un invito di cortesia. Non si sarebbe aspettato che dopo due giorni sarei andato a trovarlo. Mi annunciai con una telefonata verso le 7 di sera, prevedendo di essere a Castiglione intorno alle 8. Arrivando, con il suo compiacimento e la mia sorpresa, vidi un edificio imponente, Palazzo Bondoni, in condominio con l'attigua Fondazione, ma molto più stimolante e ricco nella parte privata che in quella aperta al pubblico. Avevo scoperto una quadreria con opere delle più varie provenienze, scelte con gusto e passione. Maestri del Cinquecento e del Seicento: da Paris Bordone a Lattanzio Gambara, da Moretto da Brescia a Romanino. Una raccolta ambiziosa, e ancora in progress, con dipinti in deposito, in attesa di sistemazione.
E quella pur preziosa collezione non era la cosa più notevole della casa. Ovunque vi era una eccezionale raccolta di abiti e costumi di diversi secoli, rari e perfettamente conservati. Un vero e proprio museo della moda, continuamente arricchito fino a farlo essere assolutamente unico grazie alla passione di un'altra collezionista, complice in taluni acquisti: la moglie di Giulio, Simonetta Bondoni Pastorio. L'emozione fu grande, ma soprattutto la sorpresa di vedere tanto impegno e tanta consapevolezza, uniti al piacere della ricerca e al riconoscimento della qualità. Ricordo quelle ore che, nella mia irruenza, non furono una visita preliminare o un primo incontro, ma l'ultimo, perché, dopo avere espresso uno spirito degno di quello, raro, testimoniato dal sepolcro Boschi, Simonetta è morta, lasciando il tanto che aveva raccolto, e che meriterà di essere un museo unico, ma anche interrotta l'impresa straordinaria della ricerca.
Non sono più tornato a Castiglione delle Stiviere, ma ho saputo di questa interruzione e del trauma della perdita della donna ancora giovane da Fabrizio Paganella, lo scrupoloso ex sindaco che mi aveva accompagnato nella visita. Infatti, dopo avere visto Palazzo Bondoni, decisi di fermarmi la notte per visitare altri monumenti tra i quali la chiesa nella quale è conservata la testa di San Luigi Gonzaga. La testa: il pensiero, dunque. Una luce che non si spegne. Mi era stato infatti annunciato come imperdibile e difficilmente accessibile il Collegio delle nobili vergini di Gesù, ancora attivo, pur essendo stato quattro secoli fa fondato dalle nipoti di San Luigi: Cinzia, Olimpia e Gridonia. Il luogo è, quanti altri mai, spirituale. Cinzia, figlia di Rodolfo Gonzaga, fratello di San Luigi, fondò la Società per l'educazione dei ragazzi e delle fanciulle, dopo la morte del padre. Come sede fu scelta la casa della madre di Cinzia, Elena Alibrandi, e l'Istituto fu aperto il 21 giugno del 1608.
Nonostante le alterne vicende, da allora non ha mutato la sua missione. Si varca la soglia e si entra in una dimensione incantata, e ancora aristocratica e privilegiata. Non si tratta infatti di un convento. E le vergini non erano religiose, come espressione di un ordine. Salvato anche per questo dalle soppressioni di età napoleonica, l'Istituto è garantito dal Concordato. Le stanze ordinate, la raccolta di quadri e oggetti, il sobrio mobilio, la pulizia e l'emozione di una integrità che sembra discendere dal principio virginale che ispira il Collegio, conferiscono al luogo un carattere unico, quasi un miracolo involontario di San Luigi. Non essendo un ordine religioso, infatti, le vergini di Gesù sono soltanto a Catiglione delle Stiviere, unica sede a della compagnia, sempre selezionata (mai più di 30). Al 31 dicembre del 2005 le vergini in casa erano otto.
Camminando nelle quiete stanze, si avverte una dimensione diversa della clausura: l'ordine, il sapere e la preghiera garantiscono una autentica dimensione spirituale. Una condizione di privilegio interiore, non legato al potere, ma al pensiero e allo studio. È prerogativa degli spiriti eletti, che vivono e animano Castiglione delle Stiviere, come un'area protetta se un ulteriore singolare incontro rende indimenticabile la visita a un altro monumento, isolato e fuori del tempo: il Convento di Santa Maria. Un edificio quattrocentesco, con una doppia loggia, protetto da un muro di cinta. Lo si conquista raggiungendo la frazione di Santa Maria. Ed è una emanazione del Collegio delle nobili vergini di Gesù. Lo si avverte nella dimensione protettiva e riparata. Entrando, oltre la fragile porta, si vede un tappeto di mosaico romano a disegni bianchi e neri, testimonianza di una preesistente dimora. Il convento, proprietà dei Gonzaga, fu luogo di ritiro per il marchese Ferrante e di preghiera per suo figlio Luigi. È un altro rifugio di pensiero, dotato di anima propria.

Vi accoglie e lo tiene vivo, con infinita gentilezza e delicatezza, un custode, non di pietre, ma di sentimenti ed emozioni, che sta gran parte del tempo solo (e felice): Ettore Araldi. Ci siamo parlati e sorrisi da mondi diversi. Ripenso a lui, talvolta, con nostalgia, come a Simonetta con rimpianto.
(5. Continua)

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