Renzi ha bocciato la linea di Bersani per il Quirinale, esprimendo un fermo no sia a Franco Marini che ad Anna Finocchiaro. Il sindaco di Firenze ha poi attaccato a testa bassa il segretario, rinfacciandogli di scegliere l'insulto e anteporre il proprio destino personale a tutto il resto. Accuse gravissime che aprono una vera e propria faida nel Partito democratico. Una spaccatura che sicuramente andrà avanti e avrà ripercussioni, a sinistra, anche dopo la scelta del nuovo inquilino del Colle.
"Non mi sono mai candidata a nulla - dice la Finocchiaro replicando a Renzi -. Conosco bene i miei limiti e non ho mai avuto difficoltà ad ammetterli. Ho sempre servito le istituzioni in cui ho lavorato con dignità e onore, e con tutto l’impegno di cui ero capace, e non metterei mai in difficoltà né il mio Paese, né il mio partito. Trovo che l'attacco di cui mi ha gratificato Matteo Renzi sia davvero miserabile, per i toni e per i contenuti". "E trovo inaccettabile e ignobile - prosegue - che venga da un esponente del mio stesso partito. Sono dell’opinione che chi si comporta in questo modo potrà anche vincere le elezioni, ma non ha le qualità umane indispensabili per essere un vero dirigente politico e un uomo di Stato".
Fassina: da Renzi delirio di onnipotenza
"Renzi continua a fare prevalere le sue pur legittime aspirazioni personali rispetto agli interessi del paese e mi sembra irresponsabile - dice Stefano Fassina in un'intervista a Repubblica -. Ormai è evidente che i sondaggi creino deliri di onnipotenza. Non si capisce a quale titolo il sindaco di Firenze dia patenti per l’accesso o meno al Quirinale". Poi prosegue nella sua riflessione: "Se l’obiettivo è quello di uscire dalla Seconda Repubblica l’unica strada è un consenso largo, una condivisione, ritengo che nel Pd, che guarda agli interessi del paese, la stragrande maggioranza sia per questa linea. Andiamo avanti lungo la via intrapresa di ricerca di un nome in comune con le altre forze politiche".
Fioroni: così fa implodere il partito
Invita tutti all'equilibrio Beppe Fioroni, sempre su Repubblica: "Così Renzi continua a mettere costantemente sotto tensione il Pd. Il mio invito è di fermarsi, perchè il punto di rottura dell’equilibrio è vicino. E se si raggiunge, non è di scissione che si tratterà, ma di implosione. Non ne soffrirà insomma solo il partito, ma tutto il paese. Questa sorta di veto è un modo offensivo e miope di considerare la storia di personalità che tanto hanno fatto per la democrazia italiana. Ma è solo l’ultimo episodio. Il vero leader è chi rinuncia a qualcosa oggi, per il bene di tutti domani". E insiste: "Renzi è una risorsa, ma deve smetterla di fare il gioco delle tre carte. Capisco la sua smania legittima di scendere in campo, e che per chi aspetta il tempo non passa mai. Si è proclamato alfiere del rinnovamento, ma il vero cambiamento è eleggere un capo dello Stato con la convergenza più larga possibile e mandare in soffitta la politica del nemico da abbattere".
Stumpo: mancanza di rispetto
"Nel Pd tutti hanno diritto di parola - commenta Nico Stumpo al Tg5 - ma a nessuno può essere consentito il diritto all’insulto. Le dichiarazioni di Renzi sono sbagliate. In primo luogo perché non contribuiscono al lavoro svolto fino ora dal Pd per individuare un nome che rappresenti l’unità del Paese. Si possono, poi, avere idee diverse, anche su come raggiungere lo stesso obiettivo, ma in nessun modo si può accettare che venga meno il rispetto dovuto alle persone, a prescindere dal fatto che appartengono allo stesso partito o meno".
Renzi: "Ingiusto attaccarmi"
"Avverto molta amarezza.
E personalmente mi sembra ingiusto essere attaccato così solo per aver detto quello che penso io e che pensano milioni di italiani", ha scritto nella sua Enews Renzi replicando alle ultime polemiche avute con i suoi compagni di partito. "Finché mi sarà possibile continuerò a dare il mio contributo perchè l’Italia torni a competere e a sperare - ha spiegato - e mi impegnerò perchè il Pd diventi un partito vincente".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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