"Redistribuire i profitti". Da Fazio la Schlein prepara già la sua patrimoniale

La neo segretaria del Pd a Che tempo che fa: "Chi ha di più deve contribuire in proporzione maggiore al benessere collettivo". E propone di redistribuire i profitti

"Redistribuire i profitti". Da Fazio la Schlein prepara già la sua patrimoniale

Una sorta di marxismo 4.0, idee vecchie vestite di nuovo. Lì, a Che tempo che fa, a parlare di lavoro, profitto, ricchezza e redistribuzione c'è - immancabile a una settimana dalla sua incoronazione - la neo segretaria del Partito democratico, Elly Schlein. Pontifica sul principio di progressività ("Chi ha di più deve contribuire si più"), rilancia l'idea di mettere le mani sulle ricchezze degli italiani ("I profitti devono essere equamente redistribuiti") ma sceglie accuratamente di non nominare mai la parola patrimoniale, anche se è proprio Fabio Fazio a suggerirgliela. Eppure è proprio lì, ai patrimoni degli italiani (alle loro ricchezze, ai loro profitti, ai loro risparmi) che sembra voler puntare.

La passione della sinistra per le tasse è antica. Affonda nella notte dei tempi della nostra Repubblica. "Sono una cosa bellissima", diceva quindici anni fa l'allora ministro dell'Economia, Tommaso Padoa-Schioppa. "Un modo civilissimo di contribuire tutti insieme a beni indispensabili quali istruzione, sicurezza, ambiente e salute". Purtroppo il "modo civilissimo di contribuire tutti insieme", che hanno in mente i progressisti, passa dalla redistribuzione dei beni attraverso una patrimoniale. Non tasse giuste, dunque, ma più tasse. E questo sembra anche l'orizzonte della Schlein, non solo perché lo ha rimarcato nettamente ieri sera da Fazio ma perché lo aveva già messo nero su bianco nella mozione congressuale. "Il fisco che vogliamo redistribuisce i redditi e la ricchezza e contribuisce a ridurre le diseguaglianze sociali", si legge a pagina 11 del documento. Qualche idea per riformare il Fisco, l'ex sardina la mette subito sul tavolo: tassare donazioni e successioni. Nulla di così difforme da quelle avanzate dai segretari che sono passati dal Nazareno prima di lei, Enrico Letta in primis.

Anche nella mozione congressuale la Schlein si guarda bene dallo scrivere la parola "patrimoniale", ma mette bene in chiaro quanto esplicitato anche ieri sera a Che tempo che fa. "Certamente è un bene che ci sia chi fa profitti, ma a noi interessa che quei profitti vengano equamente redistribuiti". E poi, schermandosi dietro il principio di progressività, il solito mantra: "Chi ha di più deve contribuire in proporzione maggiore al benessere collettivo". Al di là degli slogan, la neo segretaria piddì non entra nello specifico, non spiega cos'abbia esattamente in mente. Ma tutto porta a pensare ad una recrudescenza della pressione fiscale che, a partire dal ceto medio, andrà a colpire buona parte della popolazione. Ma non solo. Nei suoi piani, come abbiamo visto nei giorni scorsi, c'è anche l'idea (malsana) di allungare le mani sulle case degli italiani. "Servono politiche innovative e coraggiose di intermediazione pubblica - si legge - per recuperare al mercato degli affitti medi e lunghi una parte del patrimonio privato sfitto". Anche qui si guarda bene dall'usare la parola "esproprio", ma la sua soluzione è proprio questo a cui punta.

E tutto questo per che cosa? Per continuare a finanziare, tra l'altro, misure

inutili come, per esempio, il reddito di cittadinanza. E qui si chiude il cerchio della rivoluzione Schlein: redistribuzione, tasse e assistenzialismo. Niente di nuovo, insomma, in casa Pd.

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